1979. A Sanremo vince Mino Vergnaghi. Ma quel Festival è ricordato per le canzoni ironiche di Enzo Carella, Franco Fanigliulo, Enrico Beruschi e i Pandemonium

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Nell’ambito del Festival di Sanremo, siamo andati a esaminare alcune canzoni di una delle edizioni più controverse e criticate: quella del 1979. Dopo la gestione di Vittorio Salvetti (1937-1998), volta all’innovazione, arrivò quella di Gianni Ravera (1920-1986). Che, di fatto, riportò indietro le lancette dell’orologio.

Mike Bongiorno e Anna Maria Rizzoli

Il 29º Festival della canzone italiana si tenne dall’11 al 13 gennaio nella consueta location del Teatro Ariston, condotto per la decima volta da Mike Bongiorno (1924-2009), assieme all’attrice (di commedie sexy) Anna Maria Rizzoli (1951).

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Pochi nomi noti

Quell’anno i due si ritrovarono a presentare un gran numero di esordienti: gli unici conosciuti erano Antoine (Pierre Antoine Muraccioli, 1944), I Camaleonti, Ciro Sebastianelli (1950-2009), I Collage, Gli Opera, Umberto Napolitano (1947). E il comico Enrico Beruschi (1941), per la prima volta al Festival, ma famoso per le partecipazioni in alcuni show televisivi.

22 cantanti

I cantanti in gara divennero 22 (l’anno prima erano stati 14) e furono reintrodotte le serate eliminatorie: le prime due.

La diretta radio

Fasi che furono trasmesse solo alla radio, (nell’edizione precedente erano state escluse del tutto). In seconda serata andò in onda uno speciale televisivo con il riepilogo dei 6 brani (per ciascuna sera) ammessi in finale, la quale  andò in onda in diretta tv.

100 giurati

Secondo il regolamento, erano previste 10 giurie formate da 10 giurati che votavano i brani durante le eliminatorie. Altri 100 si occupavano di votare nella serata finale. Un metodo classico, sintomatico di una formula ormai logora.

Non era un festival per giovani

Probabilmente a causa del gran numero di nomi nuovi e poco noti, il pubblico più giovane disertò in massa la kermesse canora. A vantaggio di quello solito, un po’ attempato, abituato a sonnecchiare davanti al piccolo schermo nelle ore serali.

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Mino Vergnaghi

Vinse Mino Vergnaghi (1955) con Amare. Ma Sanremo 1979 sarebbe stato ricordato più che altro per alcune canzoni dai testi a metà strada tra il nonsense, l’allusione sessuale, l’ironico e l’irriverente.

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Enzo Carella

Con Barbara, il cantautore romano si classificò secondo a Sanremo e divenne subito tra i più gettonati nei jukebox e richiesti nelle radio. Enzo Carella (1952-2017), esordì all’Ariston assieme a quattro ragazze dalla parrucca bionda e un cartello con dipinte due labbra carnose.

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Pasquale Panella

Per la genialità dei suoni e la particolarità dei testi, fu paragonato a Lucio Battisti (1943-1998) che pochi anni dopo avrebbe condiviso con lui il paroliere Pasquale Panella (1950). Il brano anticipò l’album Barbara e altri Carella.

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Franco Fanigliulo

Ancora oggi risuona nelle orecchie di molti, la melodia classicheggiante di A me mi piace vivere alla grande, cantata dallo spezzino Franco Fanigliulo (1944-1989), classificatosi sesto.

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Parola censurata

Una canzone piena d’ironia, con quel passaggio del testo scritto da Daniele Pace (1935-1985), dove la parola cocaina fu censurata e sostituita con bagni di candeggina: “Ho un nano nel cervello, un ictus cerebrale, bagni di candeggina, voglio sentirmi uguale”. L’album era Io e Me.

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Enrico Beruschi

Più che l’ironia in Sarà un fiore del già affermato comico Enrico Beruschi, a farla da padrone era il doppio senso. La canzone parla di un uomo che si sente chiedere dalla consorte, durante la prima notte di nozze Cusa l’è ches chi? (Cos’è questo qui?, in dialetto meneghino), a cui lui risponde con il titolo della canzone.

Vendite disastrose

Il brano si piazzò quinto a Sanremo. Ma le vendite furono disastrose.

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Pandemonium

Gianni Mauro (1955), cantante e mente dei Pandemonium, ci ha raccontato che Tu fai schifo sempre, classificatosi decimo, nacque per prendere in giro i testi troppo smielati tipici di un certo repertorio romantico italiano. Essendo il gruppo molto vicino al teatro-canzone, il brano era mezzo recitato e mezzo cantato. Il patron Ravera lo accettò subito perché fuori dai soliti canoni.

Il Festival guarda avanti

Non c’è dubbio che a causa delle scelte poco attuali, quell’anno il Festival di Sanremo perse i punti guadagnati nelle edizioni precedenti. Ma gettò le basi per il rilancio, che sarebbe arrivato da lì a breve con Claudio Cecchetto (1952).

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Podcast

Qui per asocltare il podcast dell’articolo. (E.M per 70-80.it)

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