Carlo Vichi (1923-2021), fondatore nel 1945 della Vichi Apparecchi Radio di Milano, la MiVar, era decisamente un uomo fuori dagli schemi.
Con le sue radio prima e con i suoi TV color poi, Vichi ha avuto il coraggio di competere con Philips, Grundig, Telefunken e Nordmende, permettendo anche alle fasce meno abbienti di possedere apparecchi elettronici allo stato dell’arte. Senza dover ricorrere ad alcun artificio creativo.
Carlo Vichi
Innumerevoli articoli descrivono nel dettaglio la storia di Vichi e della sua azienda con sede ad Abbiategrasso, alla periferia sud di Milano.
Parole e fatti
Noi, invece, preferiamo raccontarla con alcune sue parole (raccolte in numerose interviste, tra cui una piuttosto recente al TG1) ed i suoi prodotti.
I componenti
Vichi era un italiano orgoglioso, nello stile di vita e nell’impostazione della sua azienda.
“Noi usavamo componenti europei, italiani anzitutto. Abbiamo iniziato dopo la guerra, con le radio: tutta componentistica elettronica italiana. Siamo andati avanti per decenni.
Elettronica con gli occhi a mandorla
Poi tutti hanno chiuso, i pezzi sono diventati asiatici, giapponesi: costavano meno ed era roba fatta bene.”
L’elettronica come il cervello umano
Il sistema Italia lasciava morire la sua industria di base elettronica senza particolare clamore.
“Eppure l’elettronica va tenuta in considerazione. Per la tecnologia, per l’industria, per l’economia essa è quello che è il cervello per il corpo umano. Ma a un certo punto nessuno qui in Italia ha fatto più niente e abbiamo dovuto comprare perfino dalla Cina“.
L’autunno caldo
Nei periodi più difficili per l’economia italiana (inflazione, terrorismo, scioperi), Mivar prosperava.
“Negli anni settanta ed ottanta eravamo arrivati ad avere 940 operai. E nonostante l’autunno caldo, siamo arrivati al massimo della nostra produzione. Vendevamo 600.000 televisori all’anno, il 20% del mercato italiano.“
Il tramonto del tubo catodico
Dopo il 2006 i pannelli piatti hanno rimpiazzato i classici TV a tubo catodico. “A quel punto ci siamo detti: ad impossibilia nemo tenetur. Perché fare i televisori impone fare i pannelli.“
Come Sony, Philips, Telefunken
“Prenda la Sony. Ha fatto il più bel cinescopio del mondo: il Trinitron. Eppure non è stata in grado di produrre in proprio un pannello. Come Grundig, Philips, Telefunken, nessuno di loro, nessuno di noi. Chi non fa un pannello non può fare televisori“.
Il lavoro per vivere e per esistere
Vichi era orgoglioso di dare lavoro a tante persone. “Chi veniva da noi veniva pagato due volte: una per vivere ed una per sentirsi chi è, perché ciascuno è quello che ha fatto. Oggi il nostro lavoro non esiste più.
I televisori completi fatti in Asia costavano meno della componentistica che ci vendevano
Negli ultimi anni siamo arrivati al punto che i televisori completi fatti in Asia costavano meno della componentistica che ci vendevano. Ma noi siamo andati avanti lo stesso: 10 anni anche se perdevamo 10 milioni di euro all’anno”.
Il momento di restituire
“Soldi pagati di tasca nostra, senza chiedere nulla alle banche o allo Stato, perché era venuto il momento di restituire quanto avevamo avuto negli anni buoni. E perché chi non lavora non vive. Avevo messo da parte negli anni buoni per continuare a lavorare in quelli difficili. Chi non lavora non vive“.
Immortale nei fatti
Chi ha realizzato qualcosa di importante nella vita continua ad vivere tra noi con le sue opere. Vichi è uno di questi casi.
Ed ora accendete una radio
Andate in soffitta, recuperate la vecchia radio Mivar a onde medie (che funzionerà ancora, garantito). Come per magia sarete immediatamente in linea diretta con Abbiategrasso e con la musica degli anni d’oro di Mivar.
Provare per credere
Provare per credere. (M.H.B. per NL)