La televisione a colori in un’epoca dove aver conseguito quella in bianco e nero appena 10/15 anni prima era stato un traguardo impensabile, appariva una prospettiva elitaria.
Test
In quel momento storico – a cavallo tra la prima e la seconda metà degli anni ’70 – la RAI stava ancora effettuando i test a colori (partiti coi Giochi della XX Olimpiade) e qualcuna delle prime tv libere aveva adottato lo standard. Ma con una qualità a dir poco sommaria.
Standard
Diverso era invece il caso delle tv estere visibili in Italia, quali Telemontecarlo (TMC), Telecapodistria (Koper) e la Tv Svizzera Italiana, che veicolavano contenuti a colori di tutto rispetto.
NTSC, Pal e Secam
Beninteso, problemi di formato a parte. L’americano NTSC (National Television Systems Commitee) – primo standard della tv a colori approvato nel 1953, con trasmissioni avviate l’anno successivo -, si proponeva al mercato insieme al Pal della Telefunken in Germania (dove l’avvio delle trasmissioni regolari era avvenuto nel 1967) e col franco-sovietico Secam. I tre formati si contendevano quindi il dominio dei mercati territoriali.
I colori in Italia
Nonostante la RAI fosse tecnologicamente pronta per trasmettere a colori già dalla nascita del secondo canale (4 novembre 1961), solo a metà degli anni ’70 iniziò la trasmissione con cadenza quotidiana di una serie di prove tecniche di trasmissione.
Test statici
I test consistevano in immagini statiche o in filmati con sottofondi di musica classica (ad esempio La gazza ladra di Rossini, utilizzata come commento musicale a un filmato relativo a un gruppo di persone intente a visitare uno zoo).
2^ sperimentazione
Anche se, va detto, quella era in realtà la seconda edizione delle sperimentazioni: la prima edizione c’era, infatti, già stata nel 1968 ed era terminata nel 1972.
Schermo per le allodole
Se si pensa che in un momento in cui uno stipendio medio base variava dalle 80 mila lire alle 120 mila lire per comprare un tv color erano necessarie tra 470.000 lire del modello meno costoso (da 23 pollici), fino a 1.040.000 di quello extra de luxe (25 pollici), è facile immaginare che il sogno di una televisione di quel tipo era, per i più, concretamente irraggiungibile (tanto più che il possesso di una tv a colori determinava un aumento del canone).
L’humus
L’argomento per catturare l’attenzione di utenti televisivi ipnotizzati dalla nuova frontiera tecnologica, ma privi delle necessarie risorse economiche per l’acquisto di una tv a colori, c’era quindi tutto.
Una televisione a colori a 1990 lire
Quella intrigante pubblicità che prometteva attraverso un miracolo tecnologico di trasformare un televisore in bianco e nero in un apparato a colori per sole 1990 lire, riscontrò quindi l’attenzione di non pochi italiani.
Artifizio & raggiro
In realtà, di tecnologico nel mirabolante artificio c’era ben poco. Anzi, proprio nulla: la presunta trasformazione cromatica aveva luogo attraverso un foglio di pesante plastica da apporre con alcuni adesivi intorno allo schermo del televisore.
Come la ditta Same
Si trattava di uno di quei gadget, importati dagli USA dove erano diffusi da un paio di decenni, sul modello dei fantastici prodotti della ditta Same Govy, di cui ci siamo già occupati su queste pagine.
Schermo tricolore
Il foglio di plastica era diviso in tre sezioni orizzontali colorate di azzurro (in alto), di una tinta tendenzialmente rossastra al centro e di una verde in basso.
Ambientale
Se l’immagine trasmessa era di tipo ambientale, con cielo, abitazione e prato, l’effetto colorazione standardizzata poteva anche spiegare qualche effetto.
Gli interni azzurri e verdi
Ma, appena la scena cambiava e si passava agli interni, ben si può immaginare il risultato.
Incauto acquisto
Insomma, l’incauto acquisto si dimostrava in tutta la sua portata immediatamente dopo l’apertura del tubo, dove il miracoloso coloratore dell’apparecchio tv era contenuto.
Dritto nel bidone
E, poche settimane dopo, la sua destinazione era il bidone della spazzatura. Tanto che oggi è impossibile trovarne ancora in circolazione anche come elemento vintage.
La lente…
Un’altra mirabolante offerta del periodo riguardava una grossa lente che prometteva di trasformare un tv di 12 pollici in uno di 26 (così come faceva un altro strumento pubblicizzato al tempo: un paio di occhiali configurati come una specie di mini binocolo con le stanghette).
… di eccessivo ingrandimento
Inutile dire che l’unico risultato conseguibile era una gigantesca immagine distorta, inguardabile. A meno di compromettere seriamente la vista. (M.L. per 70-80.it)