Conosciamo tutti i DVD, piccoli dischi digitali che possono contenere, ad esempio, un film intero. Ma negli anni ’70, prima della guerra dei formati tra le videocassette un altro tipo di supporto stava cercando di trovarsi un mercato: parliamo dei videodischi.
Videodischi
Della stessa dimensione dei 33 giri audio e totalmente analogici, questi avrebbero dovuto invadere le case dei consumatori finali insieme a un mare di contenuti, moderno termine che nel campo dell’immagine indica film, telefilm e videoclip.
Tre formati
Oggi parleremo di tre generazioni di videodischi. Due che vedono la luce agli albori degli anni settanta da parte di Bogen GmbH e RCA, molto vicini al classico disco in vinile. Il terzo che nasce alla fine dello stesso decennio: lo splendido LaserDisc, un formato analogico che a prima vista sembra una versione enorme del digitale DVD.
Videodischi BOGEN
Cominciamo da quello presentato da Bogen GmbH e completamente descritto da un esaustivo articolo dal compianto prof. Marino Mariani, fondatore nel 1971 della rivista Audio Visione. Il professore era quello che oggi sarebbe detto un visionario: nell’articolo ad esempio auspicava che la registrazione video, anziché analogica, fosse in futuro fatta tramite inpulsi codificati (abbreviati in PCM). Insomma, parlava del disco digitale con dieci anni di anticipo.
Su normali giradischi
Ma torniamo al disco Bogen. Nato per essere suonato da un normale giradischi (nell’immagine di copertina un Dual 701), il sistema prevedeva un disco per metà in vinile (con tanto di solchi) per metà magnetico.
Magnetic Disc Recording
La registrazione era magnetica ed era alloggiata nella parte più periferica del disco. Nella metà interna erano presenti i solchi, utilizzati al solo fine di guidare il braccio di lettura (la puntina, come si diceva ai tempi).
Qualche modifica…
Il normale giradischi doveva in ogni caso subire alcune modifiche. La più semplice: sostituire la tradizionale testina con una magnetica, dotata di un bizzarro prolungamento laterale necessario a inseguire i solchi. La più complessa: portare la velocità di lettura da 78 giri al minuto (la velocità dei dischi degli anni ’30 del secolo passato) a 156 giri.
…e qualche conto
Calcolatrice alla mano, girando a 156 giri il disco aveva una velocità periferica media di 2,04 metri al secondo: per fare un paragone, la musicassetta che tutti conosciamo funziona a 0,047 metri al secondo: circa 50 volte più lenta. Il tutto permetteva una durata di ben 12 minuti per facciata.
Quattro dischi per film
Sempre con la nostra calcolatrice ricaviamo facilmente che un film (breve) avrebbe necessitato di quattro dischi e poiché questi erano registrati su entrambe le facciate il capofamiglia (o comunque lo sfortunato incaricato di girare il disco) avrebbe dovuto alzarsi dal divano mediamente otto volte per un normale lungometraggio da 90 minuti
Videodischi RCA
Nessuna meraviglia dunque del mancato successo del sistema Bogen. Il che ci porta a quello sviluppato dalla RCA, di nome ufficiale Capacitance Electronic Disc (CED) ma detto comunemente Videdisco. Il supporto aveva visto l’inizio delle sviluppo addirittura nel 1964.
Tutto in vinile
A differenza del primo, il disco RCA era parzialmente in vinile: ma non un semplice strato, come nei comuni 33 giri. La necessità di registrare anche il video costrinse la RCA utilizzare PVC mescolato con carbonio per renderlo conduttivo.
Silicone protettivo
Per proteggere il disco e la puntina, venne inoltre applicato uno strato sottile (50 nm) di silicone misto a uno speciale lubrificante.
Sistema di lettura
Il sistema di lettura era comunque più simile a quello Bogen descritto sopra piuttosto che a quello di un comune LP. Inevitabile, considerato che per un segnale televisivo anche scarso occorre una densità di segnale di circa 100 volte superiore all’audio (ventimila hertz per l’audio, due milioni di hertz per il video in stile RCA).
Disco protetto
Per evitare graffi o polvere il disco era sempre alloggiato in una custodia che fungeva anche da copertina.
Durata
La durata era quasi ragionevole: sessanta minuti per facciata, dunque gran parte dei film avevano bisogno di un solo disco. E infatti il sistema riuscì a vendere discretamente, si parla di circa 100.000 lettori nei primi anni di commercializzazione (1981, dopo quasi vent’anni di sviluppo).
Film corti
Come detto, centoventi minuti sono sufficienti per gran parte dei film: ma non tutti.
E film lunghi
Nei forum dedicati si possono trovare testimonianze di appassionati che dimostrano come per farci stare in 120 minuti lungometraggi dalla durata superiore, le major spesso decisero di togliere arbitrariamente delle scene e in un caso addirittura di velocizzarne alcune secondarie.
Il disco si incanta
Nonostante la protezione, la polvere riusciva comunque a insinuarsi nei solchi. Il risultato era analogo a quello del classico disco che si incanta.
Senza fine
Con la differenza che, anziché sentire lo stesso segmento di brano musicale ripetuto allo sfinimento, si otteneva un originale effetto di immagine spezzata mentre gli attori continuavano a ripetere la medesima azione.
Una sana botta
Con un metodo analogo a quello perfezionato dai giocatori di Flipper, un bello scossone risolveva la situazione.
Morte precoce
La commercializzazione tardiva del disco RCA (come abbiamo visto quasi due decenni dopo la data prevista) ne causo’ la morte precoce: un sistema che offriva la stessa qualità delle videocassette, ma senza la possibilità di registrare era a quel punto destinato a soccombere sul mercato. Come accade puntualmente verso la fine degli anni ’80.
Videodischi Laser
Chiudiamo con lo splendido LaserDisc. Per farne comprendere la dimensione lo abbiamo fotografato a fianco di un normale DVD. Si tratta di un disco ottico, dove la lettura non avviene con testine magnetiche ma con un raggio laser. La dimensione (30 cm) è pari a quella di un vinile in 33 giri, ma con il buco nel mezzo grande come quello di un 45 giri.
Disco dorato
Il disco, immesso sul mercato nel 1978 da Philips, MCA e Pioneer, venne praticamente sempre venduto in versione dorata. Il particolare tipo di incisione faceva si che i riflessi sul disco prendessero i colori dell’arcobaleno.
Durata
Entrambe le facciate erano utilizzabili, ma non risulto’ semplice spiegare ai consumatori la durata massima del sistema. Occorse infatti prima far comprendere al malcapitato utente che qualunque disco rotante (dunque non solo i videodischi) è caratterizzato da due velocità: quella angolare e quella periferica. E che quindi esistono due differenti tipi di dischi.
Velocità angolare fissa
La velocità angolare è quella di rotazione: come sappiamo 33 o 45 sono le principali velocità angolari dei dischi audio. Nel caso del LaserDisc a velocità angolare fissa (CAV) si parla di 1500 giri al minuto.
Quarantacinque periodico
Ancora la nostra calcolatrice: impostando 1500 / 33 otteniamo 45,45 periodico. Magia dei numeri, il disco gira circa 45,454545… volte più veloce di un trentatré giri.
30 minuti per facciata
Nel sistema CAV la durata è di 30 minuti per lato come in quello RCA: qui il malcapitato capofamiglia doveva alzarsi dal divano mediamente quattro volte per film.
Velocità lineare
Abbiamo parlato di velocità angolare. La seconda si chiama velocità periferica: è quella “vista” dalla testina di lettura. Ovviamente varia in funzione della distanza dal centro del disco: più si va ai bordi più cresce.
CLV
Il secondo tipo di dischi, anziché chiamarsi “a velocità angolare variabile” vennero battezzati “a velocità lineare fissa”: un modo forse di rendere il concetto più elitario.
Confronti
Ma non basta certo questo per spaventare i lettori di 70-80.it. Ecco dunque la formula per calcolare la velocità lineare al bordo del nostro disco:
In altre parole, la velocità di scorrimento è pari a 4,71 metri al secondo, il doppio del disco Bogen con cui abbiamo aperto (e cento volte più di quella di una musicassetta).
Durata estesa
Mantenendo costante questa velocità (e dunque variando quella di rotazione del disco) si ottiene una durata di ben 64 minuti per facciata: il nostro buon padre di famiglia sarà finalmente costretto ad alzarsi una sola volta, proprio tra il primo e il secondo tempo. (M.H.B. per 70-80.it)