1969. Esce Venus eterno successo degli Shocking Blue. Eppure frutto di un plagio macroscopico

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In molti avranno apprezzato e forse addirittura conosciuto per la prima volta Venus degli Shocking Blue, grazie al successo della miniserie La regina degli scacchi (The Queen’s Gambit), disponibile su Netflix.

La scena

In una sequenza la protagonista Beth Armon (Anya Taylor-Joy, 1996), balla in modo forsennato davanti al televisore, sulle note della celebre hit.

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Date che non coincidono

In realtà il brano non avrebbe dovuto esserci. La storia della serie è, infatti, ambientata fino al 1968. Lo testimonia l’incontro di scacchi tra Beth e il campione russo Borgov avvenuto, nella finzione scenica, proprio quell’anno, mentre Venus fu pubblicata il successivo.

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Il gruppo olandese

Una delle tante anomalie fra quelle che accompagnarono dagli esordi il disco degli olandesi Shocking Blue, gruppo psichedelico attivo dal 1967, che pubblicò nel 1969 il secondo album.
At home con Venus, appunto.

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La dea dell’amore

La canzone su Venere la dea dell’amore fu scritta da Robbie van Leeuwen (1944), chitarrista e produttore della band, ignaro d’avere centrato l’affare della sua vita con un disco che sarebbe divenuto un classico della musica pop, oggetto negli anni successivi di numerose cover.

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Mariska Veres

Non troppo alta, grandi occhi chiari e lunghi capelli nero corvino, Mariska Veres (1947-2006) front woman degli Shocking Blue, nata da padre ungherese e madre tedesca, divenne il simbolo del gruppo.

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Mix micidiale

Il fisico e il particolare timbro di voce della Veres, uniti all’orecchiabilità di Venus, catapultarono la band in cima alle classifiche di mezzo mondo, Stati Uniti compresi. Dove, forse per la prima e unica volta, un gruppo olandese conquistò la vetta.

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Fortunata sostituzione

La Veres fu chiamata nel 1968, a sostituire il cantante Fred de Wilde (1949-2018) entrato nell’esercito. E’ probabile che se Venus l’avesse cantata lui, non avrebbe avuto il medesimo successo.

Plagio macroscopico

E’ solo una delle peculiarità di Venus, espressione del più classico esempio di plagio nella storia della musica. Infatti, il riff di chitarra che la apre ricorda parecchio quello di Pinball Wizard degli Who tratto dall’opera rock Tommy, pubblicato qualche mese prima (marzo 1969).

Banjo song

Per non parlare della canzone vera e propria, fin troppo simile a Banjo Song scritta da Tim Rose (1940-2002), del trio folk americano Big 3 in cui cantava Cass Elliott (1941-1974), in seguito componente dei The Mamas & The Papas. Ascoltare per credere!

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Le cover

Considerata l’epoca, nessuno fece caso all’elementare scopiazzatura risultato di vari pezzi incollati. Nel 1969 uscì la versione in italiano dei Dalton, per poi arrivare a quella di Mina (1940) inclusa nell’album Si Buana del 1986, sulla scia del successo, lo stesso anno, delle Bananarama.

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Versione dance

Si racconta che il trio femminile britannico, volesse realizzare una versione dance di Venus. Per l’occasione si affidarono ai produttori Stock (1951) Aitken (1956) e Waterman (1947), gli stessi di You spin me round (Like a record) dei Dead or Alive. 

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Di nuovo hit

I quali su quella falsariga crearono di nuovo una hit da primo posto in classifica.

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Podcast

Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (E.M. per 70-80.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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