Quando l’astro dei Dik Dik cominciò a brillare era l’epoca dei cosiddetti capelloni. Negli anni ’60 sulla scia dei successi firmati da Beatles e Rolling Stones, era infatti comparsa sulla scena musicale italiana una schiera di gruppi denominati beat. Ispirati in tutto e per tutto al modo di vestire e suonare dei miti d’Oltremanica.
Prima Dreamers, poi Squali
La formazione base del complesso, che prima si facevano chiamare Dreamers (poi Gli Squali ), era composta da Pietruccio Montalbetti (1942, chitarra solista), Sergio Panno (alla batteria), Mario Totaro (alle tastiere), Lallo (Giancarlo Sbriziolo, voce e chitarra) e Pepe (Erminio Salvaderi, 1940-2020, chitarra e seconda voce).
Raccomandati dal parroco
Nel ricco panorama musicale italiano del periodo, poteva capitare d’essere raccomandati anche dal proprio parroco. Erano gli anni in cui il salone parrocchiale di via dei Cinquecento a Milano fungeva alla casa discografica Ricordi da sala di registrazione.
Il futuro Papa Paolo VI
E proprio la biografia dei Dik Dik sembra un romanzo di avventure: furono provinati in quella sala, grazie alla spintarella dell’Arcivescovo Cardinal Montini, futuro Papa Paolo VI (1897-1978), dopo una telefonata del loro parroco che caldeggiava l’audizione con la Ricordi.
L’incontro con Lucio Battisti
E proprio in quell’occasione che incontrarono un ragazzo riccioluto seduto al piano. Attraverso di lui si sarebbe realizzata una collaborazione alla base del loro grande successo, quantomeno nei primi anni di attività musicale. Il ragazzo introverso, tutto concentrato sullo strumento musicale, era Lucio Battisti (1943-1998).
Canzoni brutte
Difficile pensare che Battisti sarebbe diventato quello che conosciamo: anni dopo, Pietruccio Montalbetti raccontò in un suo libro che in quel periodo le sue canzoni erano, difficile a credersi, abbastanza brutte. Tanto che la casa discografica gli chiese di tentare di dissuadere Battisti dal cantare.
Intrecci
A sottolineare gli intrecci del destino, cruciale sarebbe stato per la carriera del cantante di Poggio Bustone, l’incontro nel 1966 con il paroliere del pezzo che aveva lanciato i Dik Dik proprio quell’anno: Sognando la California.
Sognando la California dei Mama & Papas
Cioè la cover italiana del successo mondiale dei Mamas & Papas, California dreamin’ (1965) che sarebbe rimasta nella hit parade italiana stabile per molte settimane nel 1966 al secondo posto, superata solo da Strangers in the Night di Frank Sinatra (1915-1998).
Mogol
Stiamo parlando di Mogol (Giulio Rapetti, 1936), cui (altro curioso intreccio) proprio Battisti aveva segnalato l’originale brano USA da riscrivere in italiano.
I Dik Dik
Una volta divenuti Dik Dik, il complesso realizzò con il contributo della premiata ditta Mogol-Battisti, una serie di cover e inediti, divenuti grandi successi nella storia della musica italiana.
Canzoni da hit parade
Dalla citata Sognando la California (1966), a Senza Luce (1967) – riuscita cover di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum -, passando per Il Vento (1968), firmata Mogol– Battisti. E ancora da Il primo giorno di primavera (1969) – con Lucio Battisti alla chitarra acustica e Pino Presti (1943, poi divenuto famosissimo compositore ed arrangiatore di Mina, 1940) al basso elettrico – a Io mi fermo qui (1970), a L’isola di Wight (1970) – bella cover di Wight Is Wight del cantautore francese Michel Delpech (1946-2016) – per arrivare a Viaggio di un poeta (1972).
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (E.M. per 70-80.it)