Cinquantatreesima puntata di 70 80, il programma del week-end prodotto da Giornale Radio in collaborazione col nostro periodico. In questa edizione i giornalisti Francesco Massardo e Massimo Lualdi di 70-80.it, trattano i consueti due argomenti. Che questa settimana sono le serie televisive Ai confini della realtà e Nata libera.
Ai confini della realtà
«C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realtà“».
E’ questo l‘incipit di Ai confini della realtà (The Twilight Zone), serie tv americana a cavallo tra fantascienza, horror, fantasy e paranormale.
Ai confini della realtà: 4 serie in quasi 60 anni
Creata da Rod Serling (1924-1975) con sceneggiatori Richard Matheson (1926-2013), Charles Beaumont (1929-1967) e Ray Bradbury (1920-2012), Ai confini della realtà fu trasmessa in quattro serie distinte.
La prima emissione
La prima andò in onda negli USA 1959 al 1964 (5 stagioni per 156 episodi); la seconda dal 1985 al 1989 (3 stagioni, 110 episodi, prima emissione italiana nel 1986); la terza dal 2002 al 2003 (una sola stagione per 44 episodi, inedita in Italia) e la quarta in corso dal 2019 (inedita in Italia).
L’idea di base
Il concept, ispirato ai film di fantascienza in auge dopo la seconda guerra mondiale e che avrebbe influenzato la genesi di X Files negli anni ’90, consiste nell’incontro di persone comuni con l’ignoto, aprendo un collegamento tra normale e impossibile.
Autonomo e autoconclusivo
Ogni episodio è autonomo e autoconclusivo; qualche volta con una espressione morale finale e quasi sempre con un colpo di scena conclusivo che ribalta la prospettiva. Qui per leggere l’articolo originario in forma integrale.
Nata libera
Negli anni ’70 una serie televisiva appassionò e commosse italiani grandi e piccoli: si intitolava Nata libera ed era ispirata alla vera storia della leonessa Elsa, allevata, alla fine degli anni ’50 in Kenya, da una coppia di studiosi britannici. La sua vita fondò prima un romanzo e poi due film di grande successo.
La trama del film del 1966
La pellicola Nata libera del 1966, basata, come detto, su una storia vera (che aveva già formato il romanzo del 1960 Nata libera: la straordinaria avventura della leonessa Elsa), vedeva due (reali) naturalisti inglesi.
I veri Adamson
La coppia era costituita da George Adamson (1906-1989, interpretato dall’attore Bill Travers, 1922-1994) e la moglie Friederike Victoria Adamson (1910-1980, austriaca di nascita, ma naturalizzata inglese), detta Joy (impersonata dall’attrice Virginia A. McKenna, 1931), che, in Kenya, erano stati costretti ad uccidere una coppia di leoni responsabili dell’uccisione di diversi esseri umani. Qui per leggere l’articolo originario in forma integrale.