Negli anni del cosiddetto edonismo reaganiano di stampo a stelle e strisce, l’Italia e in particolare Milano, rispose con una sottocultura giovanile tutta nostrana destinata a lasciare il segno: quella del paninaro.
La Milano da bere
Chi frequentava il quartiere San Babila, al centro di Milano, negli anni ’80 li vedeva assembrati di fronte a bar e paninoteche. Gruppi di ragazzi tutti vestiti uguali, come fosse una divisa, erano soliti discutere fra loro con parole incomprensibili: il gergo del paninaro.
Galli e sfitinzie
Nel linguaggio del paninaro il ragazzo ok era il gallo tosto, la ragazza sfitinzia, gli adulti sapiens. Termini divenuti presto familiari grazie a pubblicazioni varie e trasmissioni televisive.
Drive In
Del paninaro il comico Enzo Braschi (1949) ne fece una simpatica parodia a Drive In, fra le più celebri trasmissioni tv degli anni ’80.
La musica del paninaro
Enzo Braschi contribuì anche alla realizzazione di una compilation che conteneva la colonna sonora del perfetto paninaro.
I Pet Shop Boys
Fra i brani inclusi, infatti, c’era proprio Paninaro, scritto dal duo britannico Pet Shop Boys e dedicato al fenomeno che ormai aveva valicato i confini nazionali. Assente invece (probabilmente per questioni di diritto d’autore) Wild Boys dei Duran Duran, altro gruppo preferito dai paninari.
Sposerò Simon Le Bon
A proposito dei Duran Duran e del loro leader Simon Le Bon (1958), vero e proprio manifesto della generazione paninara divenne Sposerò Simon Le Bon, il libro di Clizia Gurrado (1969) divenuto un film con protagonista Barbara Blanc (1970).
Il dress code
Ciò che univa i paninari era un rigoroso dress code fatto di capi d’abbigliamento particolarmente costosi per l’epoca (anche più di un milione di lire), acquistati per essere esibiti come status symbol al fast food.
Il piumino Moncler
Capo principale il piumino imbottito della Moncler dai colori sgargianti, azzurro, arancione e verde, indossato anche senza maniche. In alternativa, adatto alla mezza stagione, il giubbotto jeans della Levi’s imbottito di pelliccia sintetica di color bianco.
La felpa Best Company
Il look del paninaro prevedeva tutta una serie di marchi il cui nome si doveva leggere chiaramente. Fra questi la felpa Best Company, i jeans Levi’s (ma solo il modello 501) e le calze a rombi della Burlington, messe in evidenza dal risvolto dei pantaloni.
Borse e scarpe
A completare la divisa del paninaro c’erano la cartella Naj Oleari, azienda famosa per i tessuti fantasia e per questo adorata dalle ragazze, gli zainetti Jolly della Invicta, la cintura in cuoio El Charro, gli scarponcini Timberland o i camperos della Durango.
Il fumetto
Dal 1986 fino al 1989 per un totale di 48 numeri fu pubblicato il fumetto mensile Paninaro.
Cucador
Altre pubblicazioni dedicate alla generazione paninari e destinate a chiudere entro poco tempo il mensile Cucador e il quindicinale Wild Boys.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (E.M per 70-80.it)