Anni 70-80. Sulle piste elettriche impazzano le gare di Formula 1. Genitori e figli si sfidano a chi è più abile a non uscire di strada

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Da Emerson Fittipaldi (1946) a Niki Lauda (1949-2019), da Ayrton Senna (1960-1994) a Nigel Mansell (1953), quanto ci si divertiva anni fa a interpretare il ruolo di piloti famosi nei lunghi tornei casalinghi! Le protagoniste incontrastate erano loro: le piste elettriche, con relative macchinine.

Binari elettrificati

Le piste elettriche erano un tracciato con due o più coppie di binari elettrificati, su cui si posizionava un modellino in scala di una macchina da corsa di qualunque tipo. Nella maggior parte dei casi, auto da Formula 1 o da Rally.

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Le spazzole

Le auto erano dotate di spazzole o contatti striscianti che scorrendo tra le guide elettrificate, trasmettevano il segnale elettrico al motore dell’auto a seconda di come il pilota agisse sul radiocomando.

Auto in carreggiata

Le spazzole, inoltre, permettevano all’auto di mantenersi sulle carreggiate delle piste, poiché inserite tra i binari con la funzione di guide, a patto di non affrontare troppo velocemente le curve. In quel caso, l’auto uscendo dalle guide stesse, si fermava per mancanza d’alimentazione.

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Le origini italiane

Tutto ebbe inizio con la Policar,  il marchio sotto il quale la APS-Politoys iniziò negli anni ’60 la produzione e vendita delle piste elettriche assieme alle cosiddette slot cars italiane o macchinine per la pista.

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Più di cento modelli

Prodotte per più di trent’anni in scala 1/24 fino a 1/87 (o HO) le macchinine Policar superarono il centinaio di modelli. Oggetto di culto divennero le piste da bob e le Dune Buggy.

La Ferrari 156

Primo modello in assoluto, realizzato nel 1963, la Ferrari 156, chiamata Squalo per la forma della presa d’aria anteriore. È l’unica macchina con il marchio APS prodotta in due colori: rosso e blu in scala 1/32.

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Le Dune Buggy

Delizia per i cultori delle piste elettriche, le Dune Buggy erano provviste di pickup montato su snodi per l’utilizzo dei tracciati a gobbe che accompagnavano i modelli Policar

Modelli à gogo

Tra il 1965 e il 1968 la collezione APS in scala 1/32 si arricchì con numerosi modelli a ruote anteriori sterzanti, fra le quali la la Ferrari 250 LM e la Ford GT40 con cofano apribile.

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La Policar Super

Le piste elettriche ospitarono nel 1967 le serie di macchinine Policar Super in scala 1/24. La carrozzeria era in acetato e telaio in fiberglass e tutta la produzione Policar Super era di alta qualità e ricca di ricambi.

Gli anni ‘70

Negli anni ’70 la Policar produsse due interessanti modelli da rally: la Lancia Fulvia Coupè HF e la Alpine Renault 110.

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La Policar Racing

Altra serie degna di nota era la Policar Racing, dotata di accessori e con la disponibilità delle sole carrozzerie in aggiunta ai modelli completi. I  pulsanti  a tre poli con il freno erano i migliori mai prodotti da Policar – Polistil.

Il marchio cambia

Nel 1974 il marchio Policar, noto per le slot cars, divenne Polistil. E sul mercato arrivò la linea Evolution, oggettivamente poco attraente.

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Gli anni ‘80

Con gli anni ’80 per gli amanti delle piste elettriche giunse la linea Champion 175, con, fra i vari modelli, le riproduzioni di Formula 1 e la SHP con motore più potente.

Pitagora

Testimonial d’eccezione della linea, fu l’attrice Paola Pitagora (1941).

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Tanti accessori

I cultori dei particolari più accurati poterono approfittare di un’ampia linea di accessori dotata di scambi, le corsie box, curve a raggio diverso, alimentatori potenziati.

Ci vuole destrezza

La destrezza era un requisito fondamentale nelle gare sulle piste elettriche. Vinceva chi si mostrava talmente abile da evitare che, nonostante la velocità, la propria auto sbandasse uscendo dal circuito.

Podcast

Qui per ascoltare il podcast dell’articolo.  (E.M. per 70-80.it)

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