Anni 60-70. Alla scoperta di Carosello. Sigle, spot, ideatori e critiche di un fenomeno durato vent’anni e ancora nel cuore dei telespettatori

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Considerato che si tratta di un argomento caro a molti nostri lettori, 70-80.it ha deciso di pubblicare un nuovo articolo sul fenomeno televisivo e culturale che in tanti ancora oggi ricordano con nostalgia: Carosello.

In sordina

Nato in sordina Carosello sarebbe durato vent’anni!

Raffaella Carrà

A Raffaella Carrà (Raffaella Maria Roberta Pelloni, 1943-2021) il compito di chiudere il ciclo quel primo gennaio 1977.

Gli esordi

Quando il 3 febbraio 1957 – era una domenica – Carosello andò  in onda per la prima volta, alle 20.50, dopo il telegiornale, non pochi intellettuali dell’epoca storsero la bocca.

Il male assoluto

Negli anni in cui la televisione italiana muoveva i primi passi (era nata il 3 gennaio 1954), la pubblicità veniva considerata il male assoluto.

Favola per adulti

Nell’Italia a trazione agricola di fine anni ’50 (il boom economico sarebbe iniziato nel 1958) Carosello veniva accusato di illudere le persone raccontando un paese della cuccagna poco corrispondente alla realtà.

Esigenze economiche

Ma di fronte alle esigenze economiche e alle pressioni di inserzionisti  illuminati che già avevano intuito le potenzialità del mezzo televisivo, la Rai si dovette adeguare.

La regolamentazione

Nacque l’esigenza di “regolare la pubblicità per la televisione secondo una formula che costituisse il punto d’incontro tra le esigenze degli inserzionisti e quelle del pubblico”, come riportavano i documenti dell’epoca.

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La Sacis

Per questo motivo la Rai creò la Sacis società il cui compito era vigilare sui contenuti delle pubblicità e confezionare le rubriche pubblicitarie.

Regole particolari

La Sacis dispose delle norme che al giorno d’oggi fanno sorridere.

La lunghezza degli spot

I comunicati o réclame come venivano definiti all’epoca dovevano essere lunghi 64 metri e 26 centimetri su una pellicola cinematografica di 35mm, per un totale di 2 minuti e  15 secondi.

Prima e seconda parte

Il tempo a disposizione doveva essere ripartito in questo modo: un minuto e quarantacinque  secondi dedicato allo spettacolo, mentre i restanti trenta secondi alla proposta pubblicitaria vera e propria.

Netta distinzione

L’aspetto singolare della vicenda era che la prima parte del Carosello non doveva fare alcun riferimento alla seconda.

Una volta sola

Come se non bastasse, la regola stabiliva che lo stesso comunicato poteva andare in onda una volta sola. Soltanto un cortometraggio su tre poteva essere replicato.

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Creativi sotto stress

Per questo motivo i creativi pubblicitari erano perennemente sotto stress, dovendo ogni volta tirar fuori dal cilindro idee nuove.

Mater semper certa, sed pater incertus est

Chi ha inventato Carosello? In tanti si sono arrogati la paternità del contenitore pubblicitario.

I nomi

Secondo il Radiocorriere Tv il papà di Carosello fu Vittorio Cravetto (1917-1985)  dirigente Rai del settore televisivo e varietà. Secondo altre fonti Riccardo Ricas (1912-1999) fondatore dell’Associazione tecnici e artisti pubblicitari (Atap).

Il primo progetto

Vittorio  Cravetto dichiarò che il primo progetto di Carosello prevedeva che i comunicati commerciali, in stile più radiofonico che televisivo, venissero letti da delle annunciatrici con sottofondo musicale.

Sergio Pugliese

L’idea fece letteralmente impallidire Sergio Pugliese (1908-1965) l’allora direttore generale Rai, perché non rappresentava alcun passo avanti rispetto alla pubblicità radiofonica.

Giovanni Fiore e Gino Sinopoli

Della lunga lista di potenziali padri di Carosello fa parte anche Giovanni Fiore all’epoca direttore commerciale della Sipra concessionaria per la pubblicità sulla Rai e Gino Sinopoli, condirettore Sacis.

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Più autori

Com’è più probabile, l’idea di Carosello scaturì dalla summa di più teste pensanti. In pratica la paternità non è da attribuirsi a una persona sola.

Le sigle

La parola Carosello sta per giostra, torneo ma anche festa militare e si rifà alla tradizione napoletana, per questo motivo la musica che accompagna la sigla I pagliacci di autore ignoto, appartiene al repertorio partenopeo.

Raffaele Gervasio

Il brano fu poi rielaborato dal maestro Raffaele Gervasio (1910-1994).

La parte visiva…

Mentre la parte visiva (il teatrino con i siparietti) venne realizzata dalla Incom che si occupava di produzioni cinematografiche e pubblicitarie, nelle persone di Cesare Taurelli e Luciano Emmer (1918-2009).

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…e quella grafica

Le figure inserite nei siparietti erano opera della moglie del pittore Renzo Vespignani (1924-2001), in seguito realizzate a tempera dal pittore e regista palermitano Manfredo Manfredi (1934).

 

Gli anni ‘70

Negli anni ’70 la sigla di Carosello venne rielaborata e accorciata. La musica fu ammodernata dal maestro Marcello De Martino (1932-1983).

Podcast

Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (E.M per 70-80.it)

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