Il Gatto Arturo, muto con un costume con bande a scala di grigi, fece la comparsa sui teleschermi italiani in un momento particolare. Un periodo in cui la Rai proponeva ai più piccoli trasmissioni solo educative. Mentre la TV Svizzera Italiana, che lo ospitava, diffondeva invece programmi divertenti.
La RAI di Bernabei
Era il 1972 e l’ente televisivo di stato italiano appariva ancora in piena era Bernabei. Il direttore generale che aveva voluto per la Rai un ruolo da operatore culturale. Ottima scelta per gli adulti, a cui venivano proposti I Promessi Sposi, Gli Atti degli Apostoli. E le famosissime lezioni del maestro Manzi.
La TV dei Ragazzi del 1972
Andava meno bene ai più piccoli, sottoposti nella fascia loro dedicata (17.00-18.30) a torture quali: Cronache di vita quotidiana raccontate da ragazzi italiani; Venezia: la festa delle gondole; Racconti del faro: il naufragio.
Segnale orario e tg
Il tutto intervallato dal segnale orario e dal telegiornale. E, fortunatamente, dalla pubblicità; vero programma cult per i baby boomers.
La Tv Svizzera al soccorso
A soccorso (per molti, ma non per tutti) veniva la TV Svizzera Italiana (TSI). Potevano infatti fruirne nel nord Italia i fortunati che disponevano della terza antenna, puntata direttamente verso il Canton Ticino. O in direzione del ripetitore installato da un santo (sospetto antennista) per la gioia di chi era in zona d’ombra.
I titoli elvetici
Ai bambini la TSI proponeva tramissioni dai titoli più civili, quali Ghirigoro, La Torre dell’Orologio, Brasile-Jugoslavia o Calimero (quest’ultimo, con sense of humor svizzero, trasmesso a colori). E, appunto, il nostro Gatto Arturo.
Il Gatto Arturo
Il Gatto Arturo era (ed è) un felino bipede piuttosto alto, con un mantello a bande orizzontali, un’espressione unica. E muto.
La location
Le avventure del gatto avevano luogo per lo più in Canton Ticino, anche se a volte emigrava. Come durante la visita alla fabbrica della Polistil di Chiari.
Le storie
Non si trattava di vere storie. Erano piuttosto situazioni dove il felino improvvisava, con conseguenti espressioni impacciate di quanti gli stavano attorno.
Il filobus e la stazione sciistica
Ricordiamo ad esempio una puntata in cui Arturo saliva sul filobus a Lugano e poi cercvaa di acquistare i biglietti per il viaggio. Oppure quella in cui si recava in una stazione sciistica. E tutto quello che accadeva era… che sciasse.
Trama inesistente
Riguardando oggi i filmati si resta sconcertati: in questi episodi non accade quasi nulla e non c’e’ dialogo. Tranne quando, interagendo con gli umani, questi cercano di interpretare i suoi gesti fornendo ai bambini milanesi un’occasione unica per apprendere (e far proprio) l’accento ticinese.
Immagini velocizzate
Un certo effetto comico era anche ottenuto riproducendo i filmati a 26/27 immagini al secondo, con movimenti dunque velocizzati di circa il 10% rispetto realtà (la stessa tecnica utilizzata dall’Istituto Luce per i filmati di Mussolini).
La Mamma del Gatto
La mamma del gatto è Adriana Parola (1945), grafica di formazione e ballerina classica, per 38 anni attiva alla TSI nel campo dei programmi per i più piccoli.
Il vero Arturo
In una rara intervista rilasciata nel 2015 alla Radio Svizzera Italiana, Adriana ha raccontato alcuni aneddoti interessanti riguardanti il gatto impersonato da Fredi Schafroth (1946).
Il gatto muto
Arturo non parlava né miagolava. Scelta creativa?
No: “Fredy Schafroth è una persona molto… è timido, è chiuso e un grande creativo. Ma non se la sentiva di parlare. Per cui ci siamo detti: facciamolo [Arturo n.d.r.] che non parli”.
Il parere degli psicologi
Studi effettuati successivamente da parte di alcuni psicologi hanno scoperto come questa fosse stata una scelta giusta. Essa aiutava infatti il processo creativo dei bambini costringendoli ad interpretare quello che non veniva detto.
Marachelle
Durante gli episodi il gatto combinava spesso delle marachelle. Cose minori, invero. Come far cadere un bicchiere, urtare una persona, cose del genere.
Relatività
Noi avremmo voluto qualcosa di più drammatico; ma probabilmente nell’austero cantone di lingua italiana questi erano già dei fatti piuttosto gravi.
Mai sgridati
Spiegava sul punto Adriana: “…ricevevo delle letterine dei telespettatori in cui i bambini si lamentavano: Adriana non lo sgrida mai!”.
Il colore del mantello
Pur trasmettendo a colori fin dal 1968, la TSI produceva il Gatto Arturo in bianco e nero. Nelle letterine inviate dai bambini in redazione questo veniva però sempre disegnato a colori. E un rosso intenso prendeva il posto delle bande grigio-scure del costume. Nel posto giusto, apparentemente.
Il gatto oggi
Il costume originale di Arturo è orgogliosamente custodito, insieme all’inseparabile monopattino, al Museo della comunicazione di Berna.
Perdere la testa
Diversa la situazione per i musi: una delle due teste di cui disponeva è stata infatti rubata a Bellinzona e mai ritrovata.
Arturo per il sociale
O forse no: dopo essere stata irreperibile per 38 anni, la testa è stata infine avvistata proprio a Bellinzona nel 2018, durante una manifestazione a difesa della libertà di informazione.
Nota finale
Brasile-Jugoslavia era probabilmente l’incontro di calcio terminato 3-0 disputatosi nella fascia oraria dei bambini e per questo finito nel palinsesto alla voce relativa.
Il podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.H.B per 70-80.it)