La Kodak fu la prima azienda a portare la fotografia sul mercato di massa. Negli anni 70 arrivò a coprire il 90% del mercato americano delle pellicole e l’85% delle fotocamere. L’aver continuato a puntare sulla pellicola come suo core business determinò però la fine del colosso fotografico.
La Kodak
Nata nel 1892 per opera di George Eastman (1854-1932), la Kodak è universalmente conosciuta per aver creato un mercato di consumo per la fotografia amatoriale e per aver aperto la strada alla tecnologia cinematografica. Ha dato la possibilità a tutti di immortalare preziosi momenti. E, ironia della sorte, ha fondato le basi per la fotografia digitale.
Il nome Kodak
Il nome Kodak fu inventato dallo stesso Eastman: “Mi piaceva la lettera K, e volevo una parola veloce, rapida”. Non si tratta di un acronimo né di una parola straniera; è un nome inventato per uno scopo preciso: è corto, non si può sbagliare a pronunciarlo in nessuna lingua e non si presta ad essere confuso con altri marchi in campo fotografico.
La nascita della pellicola
Nel 1889 Eastman lanciò la prima pellicola trasparente di nitrocellulosa della larghezza di 35 mm. Uno dei primi clienti fu Thomas Alva Edison (1947-1931), che riuscì così a ideare la prima cinepresa, il Kinetoskopio. Da allora, l’azienda ha ricevuto nove Oscar per i contributi tecnici e scientifici all’industria cinematografica.
Strategia razor/razorblade
In ambito prettamente fotografico l’intuizione di Eastman fu di utilizzare quello che viene chiamato modello di business “del rasoio e della lametta”. Si tratta di vendere uno strumento a un prezzo molto basso per poter guadagnare poi sui materiali di consumo indispensabili per poterlo utilizzare.
Il nodo del prezzo
Kodak ha basato da subito la sua politica sulla produzione di pellicole fotografiche; gli apparecchi prodotti in funzione di queste dovevano quindi essere programmaticamente a prezzo molto basso.
La Kodak Brownie
Così nel 1900 venne prodotta la Kodak Brownie, la prima fotocamera destinata a essere usata anche da non professionisti. Una macchina che costava poco e che rendeva tutti fotografi. Si acquistava con il rullino già caricato; completati gli scatti i clienti la rispedivano a Rochester alla Kodak, che procedeva a svilupparlo.
1$
Era venduta a 1$, mentre ogni rullino costava 15 cent. La Brownie fu prodotta dalla Kodak fino alla fine degli anni 60 in milioni di esemplari in tutto il mondo.
Lo slogan
Lo slogan, azzeccatissimo, era: «Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto».
Le fotocamere Kodak
Nel corso della sua storia la Kodak ha introdotto diversi modelli di fotocamere, tra cui la fotocamera 35 mm della serie Retina nel 1949, che è rimasta un punto fermo fino al 1956. Poi nel 1959, scende in campo la prima fotocamera Brownie automatica, la Starmatic, che ha venduto 10 milioni di unità entro i primi 5 anni.
Point-and-shoot
Nel 1963 fu introdotta la fotocamera Instamatic, che divenne popolare come modello point-and-shoot facilissimo da usare.
La Instamatic
La Instamatic fu la prima ad adottare la pellicola 126 con un caricatore facile da inserire. Il prezzo di 16$ la rendeva davvero accessibile. La Kodak fece addirittura delle campagne in cui le regalava: il guadagno sarebbe arrivato poi, ancora una volta, attraverso le pellicole.
50 mln in 7 anni
Ne furono vendute 50 milioni tra il 1963 e il 1970.
La Kodachrome
Già dai primi decenni del novecento, la Kodak investì la maggior parte dei suoi profitti in ricerca e sviluppo. È del 1935 la prima pellicola a colori di successo sul mercato, disponibile in più formati, la Kodachrome. Prodotta per ben 74 anni, copriva sia l’ambito fotografico che quello cinematografico.
Foto iconiche
È la pellicola utilizzata dal fotografo Steve McCurry (1950) per una delle sue foto più iconiche e famose al mondo Afghan Girl. L’ultimo rullino prodotto fu dato in uso nel 2010 proprio a lui. I 36 scatti che ne uscirono sono ora esposti al George Eastman Museum a Rochester.
Anni 60: la Kodak è spaziale!
Alla fine degli anni 60 il colosso deteneva la quota di mercato maggioritaria di tutta l’industria fotografica, arrivando a fatturare oltre 4 miliardi di dollari e con oltre 100.000 dipendenti. L’azienda fu responsabile del film dell’orbita terrestre di John Glenn (1921-2016) nel 1962 e della prima foto in assoluto del pianeta Terra scattata dallo spazio nel 1966.
Kodak Close-up Stereoscopic Camera
Nel 1969 Gli astronauti dell’Apollo 11, oltre alle celebri Hasselblad, utilizzarono anche una speciale Kodak Close-up Stereoscopic Camera, commissionata solo sette mesi prima della missione, per scattare fotografie durante il primo allunaggio.
Anni 70: la macchina istantanea….
Negli anni 70 la Kodak inizia la produzione di pellicole auto-sviluppanti denominate Kodak Instant. È del 1976 la Kodamatic, una macchina fotografica istantanea, rivale della Polaroid. Dopo aver perso una battaglia di brevetti con la Polaroid Corporation, Kodak ha abbandonato il business delle Instant Camera nel 1986.
…contemporanea di quella digitale?
Nel 1969, due fisici Willard S. Boyle (1924-2011) e George E. Smith (1930) avevano inventato il CCD (Charge-Coupled Device), un sensore che catturava la luce e la trasformava in un segnale elettrico. Il metodo però, non riusciva ad archiviare immagini. Nel 1975 un giovane ingegnere della Kodak, Steven Sasson (1959), provò a registrare l’immagine attraverso un processo di digitalizzazione, trasformando impulsi elettrici in numeri e trasferendo l’immagine su una memoria RAM.
Come un tostapane
Diede vita alla prima fotocamera digitale dalle dimensioni di un tostapane e una risoluzione di 0,01 megapixel. Impiegava 23 secondi per memorizzare le foto in formato digitale su una comune musicassetta e l’immagine riprodotta era in bianco e nero.
“Steven, le foto su uno schermo non le guarderà nessuno, fidati”
Così rispose la Kodak al giovane ingegnere. L’azienda ritenne infatti opportuno, in quel momento, di congelare il progetto per timore che la produzione di pellicole ne risentisse. Dell’invenzione di Sasson, se ne verrà a conoscenza solo 30 anni dopo.
Nuova era
Avrebbe potuto essere l’inizio di una nuova era, sconvolgendo il mondo della fotografia tradizionale, ma questo, come sappiamo, avverrà solo molti anni dopo. La prima macchina fotografica digitale Kodak fu messa in commercio nel 1991, con il nome Kodak DCS-100.
Anni 80: l’era del 35 mm
Nella seconda metà degli anni ’80 la tecnologia per la fotografia analogica era al suo massimo sviluppo. La pellicola più diffusa all’epoca, a livello amatoriale cosi come in quello professionale (fotogiornalismo, foto sportiva, foto di viaggi) era il formato 35 millimetri, lo stesso utilizzato da Eastmann nel 1889!
Il cilindretto
Un tipo di pellicola che doveva il suo successo commerciale al fatto che consentiva di costruire macchine leggere, di dimensioni ridotte e relativamente economiche. Il cilindretto che le custodiva nelle classiche tonalità giallo-nero della Kodak rappresenta uno degli oggetti simbolo degli anni 80.
Il rullino…
Il rullino fotografico è da allora diventato un oggetto iconico, intrinsecamente legato all’emozione di conoscere quali immagini ne sarebbero uscite dopo lo sviluppo e la stampa. Acquistare un rullino voleva dire partire per le vacanze e fare scorta di ricordi. Portarlo a sviluppare era un rituale, la fine vera del viaggio.
…e la stampa
Già negli anni 50 e 60 la Kodak era stata determinante nello sviluppo della stampa di alta qualità anche a colori. Il “ciclo di produzione” dei ricordi partiva e terminava nei suoi laboratori.
Ciribiribì
Nella celebre pubblicità degli anni 80 è proprio sulla stampa su carta Kodak che si focalizza l’attenzione del piccolo protagonista “alieno”, Ciribiribì, che evidentemente la sapeva lunga in cose tecnologiche.
I Kodak disc
Non così alla Kodak, che restando ancorata fino all’ultimo alla pellicola mostrò una cecità che segnò la sua fine. All’inizio degli anni 80, lanciò i Kodak Disc. In esse la pellicola si presentava sotto forma di disco con 15 pose i cui apparecchi avevano il vantaggio di essere sottili e compatti.
I 10x8mm negativi
Peccato che i 10×8 mm del negativo restituissero una qualità dell’immagine pessima. La Kodak abbandonò rapidamente il prodotto, lasciando i clienti con un apparecchio fotografico inutilizzabile. Continuerà però a fare ricerca in quella direzione.
Gli APS
Nel 1996 sarà la volta dei rullini APS, un sistema di fotografia analogica basato su un formato di pellicola a tecnologia ibrida (immagine chimica + informazioni magnetiche) prodotto in joint venture da Kodak, Canon, Fujifilm, Nikon e Minolta, la cui caratteristica principale era di permettere lo scatto in tre formati differenti.
Qualità peggiore
Anche in questo caso la dimensione inferiore della pellicola era all’origine di una qualità peggiore dell’immagine; lo sviluppo era più complesso e i costi più alti.
Chapter 11
Viste le premesse non stupisce che l’arrivo della fotografia digitale sia stato disastroso per la Kodak, che aveva basato da sempre il suo business proprio sulle pellicole. Gli anni tra il 2005 e il 2012 hanno segnato il declino dell’azienda; Kodak è uscita dal mercato della fotocamera digitale concedendo la sua licenza e marchio ad altri produttori. Nel 2012 ha dichiarato fallimento.
La ripresa
Il 3 settembre 2013 la Kodak annunciava di essere uscita dalla procedura di amministrazione controllata focalizzandosi sui servizi alle imprese, sulla stampa digitale, la produzione di prodotti chimici e di sistemi per l’incisione nonché di pellicole destinate alla grafica e all’uso commerciale. Un interesse sempre maggiore per un ritorno all’analogico ha fatto sì che dal 2018 siano sempre più numerose le realizzazioni di Hollywood filmate su pellicole Kodak 70 mm.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (A.F. per 70-80.it)