Negli anni ’70 fra orologi, giradischi e oggetti per la casa, in molti desideravano ricevere in regalo sotto l’albero di Natale una fotocamera Polaroid SX-70, all’epoca ultimo ritrovato della tecnologia.
Un vero portento
Grazie a questo portento fotografico, in un istante si potevano immortalare le fasi salienti della propria esistenza: le storie d’amore, le amicizie, le vicende familiari.
Il rito Polaroid
Quello che ormai aveva assunto le caratteristiche di un vero e proprio rito, prevedeva che dopo aver scattato la foto con la Polaroid, si sventolasse, per farla asciugare, la sottile superficie della carta fotografica appena uscita. Nell’attesa trepidante di vedere il risultato del nostro operato.
I limiti
Di sicuro ritrovarsi in pochi secondi tra le mani le foto già fatte, senza dover andare col rullino dal fotografo di turno che te le sviluppava dopo qualche giorno era un qualcosa di inusuale. Il limite era il formato standard (10×12). E il fatto, non di poco conto, che dopo qualche tempo le foto iniziavano inesorabilmente a sbiadirsi.
Edwin Herbert Land
L’inventore della Polaroid fu negli anni ’30 Edwin Herbert Land (1909-1991). Si racconta che un giorno la figlia volesse vedere il risultato di una foto che Land gli aveva appena fatto.
L’impossibile
L’impossibilità di esaudire il desiderio della piccola, gli suggerì l’idea di un dispositivo che permettesse di scattare foto nell’immediato.
Il filtro polarizzante
Land iniziò con il commercializzare il primo filtro polarizzante sintetico. Il funzionamento era quello di una griglia che blocca le radiazioni elettromagnetiche indesiderate, come quelle della luce non polarizzata, impedendo alle onde luminose riflesse di raggiungere l’obiettivo.
La Polaroid Land 95
Nel 1947 Edwin Herbert Land sorprese il mondo presentando alla Optical Society of America la Polaroid Land 95. La prima macchina fotografica istantanea capace di sviluppare e positivizzare un’immagine in soli 60 secondi.
La Polacolor
Fino al 1963 la Polaroid, non consentiva foto a colori. Tuttavia, fortunatamente, da quell’anno fu messa in commercio la Polacolor, la prima pellicola a colori, segnando un nuovo importante passo nella storia della fotografia.
La SX-70
Della Polaroid si contavano molti modelli in commercio. Ma la più apprezzata, al punto da diventare oggetto di culto da fotografi e designer, fra cui Andy Warhol (1928-1987, nella foto), risulta essere la SX-70.
Istantanea pieghevole…
Prodotta dal 1972 era una fotocamera istantanea del tutto pieghevole, facile da portare nella tasca di una giacca e rivoluzionaria, con alcune componenti tecnologiche mai viste prime.
… ed elettronica
Si trattava della prima macchina elettronica, dove l’esposizione (tempo di scatto) era regolata da un automatismo – appunto – elettronico e non meccanico come in tutte le macchine dell’epoca (incluse le costosissime reflex Nikon/Canon).
Incredulità
In alcuni modelli era addirittura prevista la messa a fuoco automatica, effettuata utilizzando ultrasuoni (la tecnologia dei primi telecomandi per televisori, che avrebbero iniziato a diffondersi negli anni successivi).
Reflex
L’apparecchio era Reflex, con uno schema interno che ai tempi lasciò tutti increduli, tanto da meritare la copertina di Life dell’ottobre 1972.
Clienti di spicco
Importanti nomi nel campo della fotografia si servirono delle fotocamere Polaroid per le loro creazioni.
Helmut Newton
Fra questi Helmut Newton (1920-2004), che usava abitualmente la fotocamera istantanea per fare scatti di prova, prima di quello definitivo.
Addio Polaroid?
Il successo delle fotocamere digitali determinò nel 2007 la fine della Polaroid.
Impossible Project
Per fortuna nel 2008 un gruppo di privati ha dato vita con successo all’Impossible Project, con l’intento di salvaguardare l’ultima fabbrica di Polaroid rimasta.
Florian Kaps
Se oggi abbiamo ancora pellicole a sviluppo immediato dobbiamo infatti ringraziare un viennese: il dr. Florian Kaps.
Olanda
Nel 2008 il fondo di investimento che aveva rilevato il marchio Polaroid decise di chiudere l’ultima fabbrica di pellicole rimasta al mondo, a Enschede in Olanda.
Mi piace la macchina, mi compro la fabbrica
Da vero appassionato del mondo analogico, Florian non poteva veder venir meno la la possibilità di scattare Polaroid. Decise quindi di acquistare la fabbrica, pensando che questo avrebbe permesso di continuare la produzione.
Pellicole
C’era però un problema: le pellicole SX-70 (definite a suo tempo dalla rivista Fotografare un sandwich di “sette strati di genio“) richiedevano dei chemicals specifici, inventati anch’essi da Edwin Land.
Materia prima
Insomma, si potevano avere le macchine per la produzione e si poteva anche riassumere i dipendenti rimasti (con il loro know-how). Ma mancava la materia prima.
Perché Impossible Project
Da qui il nome Impossible Project. Era impossibile, si diceva, ricreare una pellicola come l’originale, senza usare i processi brevettati da Land. A riguardo, occorre tenere presente, ad esempio, che nella SX-70 il positivo e il negativo coesistono nel sandwich ed anche che la pellicola si sviluppa alla luce del sole e non in camera oscura, entrambe cose impossibili.
Principio a memoria
Ma, Florian conosceva a memoria un famoso principio di Land (file all-2) e non si perse d’animo.
Le pellicole impossibili
A partire dal 2010 si videro infatti i primi risultati: svariate generazioni di pellicole impossible, via via sempre piu’ vicine alla qualità, brillantezza e stabilità’ dell’originale, inventato quaranta anni prima.
Supersense
Dopo aver venduto quasi tutte le quote di Impossible, il dr Kaps ha poi fondato Supersense.com, che ha re-inventato le pellicole peel apart (quelle degli anni 60), oltre a mantenere vive altre incredibili tecnologie audio/video classiche.
Vinile
Oggi opera tra l’altro l’unico studio di registrazione al mondo dove si registra live direttamente su vinile (senza passare né da nastri, né da nulla di digitale).
Nuovi modelli
Il connubio Polaroid-Impossible Project, ha dato nuova linfa vitale al mondo della fotografia istantanea. Oggi sono infatti in commercio diversi modelli non solo della Polaroid, ma anche di altri marchi, come la Fujifilm.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (E.M. e M.H.B. per 70-80.it)