Negli anni ‘60 e ‘70 le mamme intenzionate ad allevare bambini floridi non avevano che l’imbarazzo della scelta. Il mondo dei formaggini presentava infatti un’offerta articolata adatta a tutte le età.
L’era dei formaggini
Mio, Ramek, Milkana e Milione si contendevano il mercato a colpi di regali e spot su Carosello. Tra questi c’era il formaggino Grünland.
Un marketing vincente
Importato – o forse prodotto – dalla famiglia Truniger di Milano, Grünland non poteva certo competere per il suo gusto: i formaggini erano tutti parimenti insipidi. Ma i Truniger dovevano essere geni del marketing. Infatti già nel 1959 presentavano il loro prodotto con una pubblicità che ne declamava il grande successo.
La confezione
Altre due mosse vincenti dei Truniger erano il nome e la confezione (per farci intendere da tutti: il branding e il packaging).
Oro
Il formaggino era d’oro. A noi bambini – abituati a Zio Paperone – veniva da pensare che fosse durissimo e più che mangiarlo convenisse metterlo da parte. Ma la parola “oro” doveva risuonare bene nella fantasia delle responsabili d’acquisto. Cioè le mamme, forse consumatrici di caffè Lavazza qualità oro.
Packaging
Il vero colpo di genio riguardava la confezione. Il formaggino non era infatti suddiviso negli odiosi spicchi caratteristici della concorrenza.
Grünland, il formaggio a dischi
Veniva invece proposto in un formato a dischi, disposti uno sull’altro in un apposito contenitore cilindrico. Per evitarne un successivo riutilizzo come portaoggetti il supporto aveva delle feritoie ai lati, messe lì con la scusa di aiutare nel disperato tentativo di estrarre i dischetti (un’operazione sostanzialmente impossibile).
La qualità
Nessun dubbio sulla qualità del prodotto: proprio sotto il nome figurava trionfante la seguente dicitura: “E 450 polifosfati di sodio + E 331 citrato di sodio”.
Polifosfati?
Non facile ai tempi trovare una spiegazione di queste parole misteriose: oggi possiamo andare, per esempio, sul sito quotidianosostenibile.it, ma allora al massimo disponevamo delle wakie-talkie a pile (e l’interlocutore al piano di sopra ne sapeva quanto noi).
Una semplice spiegazione
In ogni caso la spiegazione era semplice: i polifosfati erano e sono composti inorganici ottenuti sinteticamente dai rispettivi carbonati e dall’acido fosforico.
La pubblicità
Non sappiamo se la famiglia Truniger fosse ancora proprietaria del marchio nel 1985, ma chiunque la gestisse in quell’anno ebbe l’idea che avrebbe fatto ricordare per sempre il formaggino agli appassionati dello sport nazionale.
Piace ai calciatori tedeschi
Una pubblicità con un personaggio celebre (per farci intendere da tutti: testimonial), l’attuale chairman del Bayern München e allora giocatore dell’Inter Karl-Heinz Rumenigge (1955).
Una scelta convincente
Sorridente e convincente, Karl-Heinz ci faceva sapere che anche lui apprezzava il formaggino d’oro. Quale miglior modo di convincere un italiano sulla bontà di un prodotto alimentare che il consiglio di un tedesco?
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.H.B per 70-80.it)