1984. Con il Televideo per la prima volta la tecnologia digitale entra nelle case degli italiani

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Il nome sa di antico, come le sue schermate degne del display 40×24 dell’Apple//. Sara’ per motivi affettivi, o forse per non licenziare che ci lavora, ma nel mondo della banda larga, del 5G, dei cellulari con schermi panoramici il Televideo RAI pare sia ancora trasmesso dall’ente statale che tutti amiamo.

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Storia

Il Televideo vede la luce in Inghilterra nel settembre 1974. Inventato e progettato dai laboratori Philips per la BBC, il suo nome di battesimo è CEEFAX, che suona come see facts, vedere i fatti.

Successo limitato

Il successo è molto limitato, in quanto ai tempi molti inglesi dispongono ancora di TV in bianco e nero (nonostante il colore fosse stato introdotto nel 1969, sette anni prima dell’Italia). E ovviamente nessun TV a valvole in B/N è in grado di utilizzare questo servizio digitale.

Poche lente pagine

Poche le pagine disponili: circa 50. Senza contare che queste vengono distribuite con una lentezza esasperante, come sarebbe successo molti anni dopo in Italia, soprattutto su RAI 3 (RAI 1 e RAI 2 erano invece vagamente più veloci).

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Digitale sotto mentite spoglie

La lentezza è dovuta al modo in cui queste pagine sono trasmesse: sostanzialmente utilizzando un trucco, che inserisce nel segnale analogico della TV una “linea” di dati digitali, il testo delle pagine.

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I conti non tornano

Se cercate attentamente in rete troverete che qualcuno si è divertito a calcolare il tempo necessario per visualizzare una pagina. Vi risparmiamo i calcoli, basti dire che in teoria questo avrebbe dovuto essere veramente irrisorio.

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Murphy

E invece quando nel settembre 1984 RAI lancia il Televideo la prima cosa che tutti notano è non solo la lentezza generale, ma anche la sua marcata tendenza a confermare la legge di Murphy (nella sua versione tradizionale).

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Attendere prego

Accade infatti sistematicamente che se si desidera una certa pagina, diciamo la 230 dedicata all’Atalanta, immancabilmente quella trasmessa in quel determinato istante è la successiva, la 231.

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Trasmissione sequenziale

Poiché le pagine sono trasmesse sequenzialmente, per arrivare alla 230 partendo dalla 231 occorre arrivare alla 999, vedere il contatore che riparte da 100 e attendere infine la sospirata 230.

Come col Monopoli

Un po’ come passare dal VIA nel Monopoli, ma senza “ritirare” 20.000 lire.

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A singhiozzo

Inoltre le malefiche pagine non godono di velocità costante.

640

Tornando al nostro esempio il più delle volte le pagine non desiderate sembrano susseguirsi rapidamente, per poi rallentare verso la 150 e arrivare quasi a fermarsi attorno alla 180 prima di visualizzare, in tutta la loro gloria, i 640 caratteri che ci informano del risultato: Atalanta Inter 2-3.

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Mediaset lancia il suo Televideo

Nel 1988 Mediaset lancia la sua versione di Televideo, chiamandola “Mediavideo“.

Più frivolo e…

Un affascinante saggio apparso su Il Post cosi’ descrive questa versione privata di Televideo “(Mediaset) potè permettersi più frivolezze e meno attività legate al servizio pubblico.

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… con fini pubblicitari

In particolare, Mediavideo fu sfruttato come importante mezzo di raccolta pubblicitaria e anche come via di accesso a una serie di servizi paralleli, come quelli per i clienti di Banca Mediolanum“.

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Purezza Infangata

La purezza del servizio infangata addirittura da una banca dal logo sospetto e senza sportelli.

Sempreverde

Sorprendentemente per un media cosi’ sorpassato anche una società decisamente innovativa come Netflix pare averlo utilizzato.

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Wanna Marchi

Secondo la “Gazzetta del pubblicitario”  la società californiana vi avrebbe pianificato una campagna per promuovere una serie dedicata… all’imbonitrice Wanna Marchi (1942). Gli anni ’80 su un medium degli anni ’80: questione di stile.

Il podcast

Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.H.B. per 70-80.it)

 


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