Come abbiamo raccontato, nel 1975 l’Italia fu invasa dai miniassegni: una forma alternativa di contante stampata dalle banche per far fronte all’incapacità dello stato centrale di fornire un quantitativo sufficiente di moneta.
Ipotesi fantasiose per giustificare la carenza di monte
Nell’articolo, avevamo anche riportato le ipotesi fantasiose con le quali si tentava di spiegare il fenomeno della carenza improvvisa di monete. Dagli stranieri che ne facevano incetta per collezionismo, all’eccessivo uso di flipper o juke-box.
I giapponesi e gli orologi
Fino ad arrivare ai giapponesi che si sarebbero accollati la spesa del trasporto fino in patria pur di usarle come casse per gli orologi al quarzo. Fake news causate dai social network, diremmo oggi.
L’inflazione all’origine dei miniassegni?
Andando negli annuari, scopriamo che nel dicembre 1975 l’inflazione italiana aveva raggiunto il suo massimo storico, toccando il 26% su base annua. Guarda caso, proprio quando iniziavano a scomparire le monete.
La nostra ipotesi
Non trovando in rete spiegazioni sulla correlazione tra inflazione e mancanza di monete, avanziamo una nostra ipotesi.
Inflazione al galoppo
L’inflazione galoppante imponeva, all’evidenza, una quantità crescente di banconote e monete di ciascun taglio per avere lo stesso valore reale equivalente.
Zecca
E la Zecca non era equipaggiata per queste nuove richieste.
Dodici monete per un caffè
Insomma, se per un caffè al bar nel 1972 servivano sei monete da 10 lire, nel 1976 ne occorrevano 12.
Carta straccia
Occorre non farsi ingannare dalle foto di miniassegni messi in rete dai collezionisti: quelli veri, che si usavano tutti i giorni, facevano ribrezzo.
Artwork? No, grazie
Nessuna uniformità di stile e dimensione; artwork raramente interessante e carta di qualità bassissima. L’impressione era che il solo manipolarli avrebbe potuto causare malattie infettive.
Nell’ex regno austro-ungarico invece…
Ma non negli ex territori austro-ungarici, detti busa; cioè il territorio trentino dell’Alto Garda, che comprende i comuni di Arco, Nago-Torbole e Riva del Garda.
I supermercati
Due differenti catene di supermercati – precisamente l’Ocra di Arco e la RBP di Riva – anziché stampare i miniassegni di carta, decisero di coniare direttamente della moneta.
L’arco di Arco
Definiti gettoni di necessità, questi avevano un artwork interessante. Nel caso Ocra appariva un arco (di quelli per scagliare le frecce); lo stesso presente nel vessillo e nel nome della città, famosa per il suo castello.
A ben guardare anche il nome del supermercato era interessante: anticipando di decenni Christopher Nolan (1970) e il suo Sator/Rotas (Tenet, 2020), si chiamava Ocra. Cioè Arco letto al contrario.
Le torri di Riva del Garda
Scelta più tradizionale per RBP, che optò per una raffigurazione di un pesce sul quale insistevano le torri di Riva.
Un’altra moneta, un’altra rocca
Il lago di Garda non può comunque vantare l’esclusiva dell’idea. Abbiamo trovato in rete, ad esempio, un esemplare di moneta da 100 lire coniata dalla Despar di Angera, sul Lago Maggiore, altra località che vanta una splendida rocca.
Ocra su eBay
Oggi possiamo trovare i gettoni Ocra in vendita su eBay per 11 euro (più spese di spedizione): un aumento di valore pari al 42000%.
Inflazione
Forse l’inflazione non è mai scomparsa del tutto. (M.H.B. per 70-80.it)