Se nei fumetti la situazione di indigenza è rappresentata dal portafoglio vuoto con la farfallina che vola via – che non trova un vero punto d’origine (non si sa chi sia il primo fumettista ad averla adottata) -, il detto “essere in bolletta” ha radici verificate. E non si tratta di non pagare le bollette. Anche se, di norma, una delle conseguenze è questa.
Finire in bolletta. Nel vero senso della parola
La bulla (bolla) era il sigillo in ceralacca che certificava l’autenticità (e quindi l’originalità) di un documento di fonte pubblica apposto con un timbro. Che imprimeva la fonte del potere di provenienza.
Obblighi di pagamento
E tra i documenti ufficiali c’erano anche quelli recanti obbligo di pagamento. Definiti bollette perché contraddistinti da un timbro.
Excursus
Ma ciò non basta, evidentemente, a spiegare il detto che qui c’impegna. Facciamo quindi un ulteriore passo avanti.
La pubblicità dei non pagatori
Per tutelare la fede pubblica ed evitare che l’insolvenza diventasse un cancro per una società basata sullo scambio di merci e servizi contro denaro, l’ordinamento giuridico successivo al diritto romano aveva previsto che venisse data pubblicità ai non pagatori.
Avvertimento
E ciò affinché essi potessero essere identificati ed adottate le contromisure necessarie dai loro (potenziali) fornitori.
La pubblica piazza
Per realizzare tale pubblicità, gli insolventi venivano quindi elencati in una lista esposta in una apposita bacheca della pubblica piazza.
Essere nella bolletta
La bacheca veniva chiamata a sua volta bolletta. Circostanza che, da sola, potrebbe spiegare l’espressione “essere in bolletta”.
Andare al Monte
Ma bolletta era anche la ricevuta del Monte di Pietà dell’oggetto dato in pegno ricevendone in cambio una piccola somma di denaro. Elemento, rafforzativo, della condizione di sofferenza finanziaria.
L’erede della bolletta
Erede vigente della bolletta è il Registro informatico (Bollettino dei protesti), consultabile anche on-line, dove sono inserite tutte le informazioni relative al protesto contestato, compresi i dati anagrafici del protestato.
Registro informatico
Ciascun protesto è conservato nel Registro informatico per cinque anni dalla data di registrazione.
Buona reputazione creditizia
Poiché i protestati censiti nel registro informatico, non avendo una buona reputazione creditizia, hanno difficoltà ad ottenere prestiti o mutui, è previsto che il debitore che paghi il titolo protestato entro 12 mesi dalla levata del protesto, abbia il diritto di ottenere la cancellazione del proprio nome dal registro.
Le norme
Prima dell’istituzione del registro ex L. 235/2000, la pubblicazione dell’elenco dei protesti per mancato pagamento di vaglia cambiari era regolata dalla L. 77/1955.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)