Su la mano chi, da piccolo (e qualcuno anche da grande), non si è chiesto il perché su case antiche (ma al tempo non ci domandavamo se lo fossero: erano case e basta) comparivano delle finte finestre. Magari solo il cornicione o, come accade soprattutto in Liguria, delle vere e proprie finestre con vetri, tende e qualche volta persone, cose, animali.
Inganna l’occhio
Rappresentazioni, queste ultime, realizzate ad arte con la formula francese del trompe-l’œil (inganna l’occhio), tecnica pittorica che, attraverso espedienti, induce nell’osservatore l’illusione di guardare oggetti reali e tridimensionali, in realtà dipinti su una superficie bidimensionale.
Spiegazioni non convincenti
Le motivazioni che ci venivano fornite dai grandi erano generalmente evasive.
Onniscenza
Infatti, raramente, i genitori del tempo, per non turbare nei figli la percezione di onniscenza verso di loro, rispondevano “non so” e quindi, per svicolare, elaboravano improbabili soluzioni, sedimentando malintesi che avrebbero afflitto i bambini negli anni a seguire (NB: è una battuta, caso mai non fosse evidente…).
Imposte
Per la spiegazione effettiva partiamo da un’altra domanda connessa: perché le finestre si chiamano imposte?
= tasse
Le finestre si chiamano anche imposte, perché, appunto, a valle dell’idea di una finta finestra, c’era una tassa.
Lo Stato invasivo
Una malefica idea fiscale diffusasi in Europa dal 1700: prima nel Regno Unito (1695), poi in Francia (1798), in Italia (1798), indi nei Paesi Bassi (1821).
Genovesi all’avanguardia nella tassazione della finestra
Nell’Italia non ancora unita il contagio finestrale partì dalla Repubblica di Genova.
La conta
La quale, nel 1798, come stava avvenendo nel resto dei paesi europei diabolicamente evoluti sul piano fiscale, decise di tassare i proprietari delle case per numero di finestre.
Ratio
La ratio della norma stava nella possibilità di imporre la tassazione senza dover entrare nelle case del proprietario per misurarne le dimensioni e quindi calcolare la ritenuta.
Proprietario assente? No problem
Il titolare dell’immobile, se non veramente assente, avrebbe, infatti, potuto facilmente fingere di esserlo per ritardare l’applicazione del balzello.
Repubblica marinara
Secondo alcuni autori la circostanza andrebbe ricondotta al fatto che Genova, quale repubblica marinara, era abitata soprattutto da naviganti spesso assenti dalle proprie case.
Finestra indicativa
Così l’astuto legislatore studiò l’escamotage di desumere la dimensione della casa dal numero di finestre.
Da 0 a 5 e fino a 50
Nessuna tassa sotto le 5 finestre per progressivamente salire fino a 60 lire per gli immobili con più di 50. Non sfuggivano nemmeno i monasteri e i conventi (tranne quelli dei Francescani e degli Agostiniani scalzi, delle Capuccine e delle Battistine).
Esentati
Esenti solo gli ospedali, l’Albergo dei Poveri ed i conservatori.
Fatta la legge trovato l’inganno
Così, per sottrarsi alla gabella, molti decisero di murare le finestre, ma preservando l’estetica dell’edificio attraverso, contorni, affreschi, trompe-l’œil.
Astuzia
I quali, astutamente, ricostruivano graficamente persiane, vetrate o inferriate come nella situazione originaria.
Post scriptum giuridico
Caso mai a qualche abitante di un edificio con una finta finestra venisse lo stimolo, precisiamo che l’antica imposta simulata non dà diritto alla trasformazione in vera, di per se stessa…
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70.80.it)