A metà degli anni ‘80 iniziò a diffondersi anche in Italia un nuovo fenomeno di costume d’importazione americana. Sempre più persone si ritrovarono a condividere uno stile di vita simile, caratterizzato da carrierismo spinto, consumi vistosi, belle case, auto di lusso, vacanze costose, abiti firmati, vita notturna e glamour. Anche nel nostro Paese erano sbarcati gli Yuppies.
Young Urban Professional
Il termine yuppie, trasformazione colloquiale dell’acronimo YUP – Young Urban Professional – comparse per la prima volta in un articolo del maggio 1980 scritto da Dan Rottenberg (1942), giornalista del Chicago Magazine intitolato “About That Urban Renaissance...”.
La rinascita
In cui si parlava della rinascita del centro urbano di Chicago, dove molti giovani professionisti avevano deciso di trasferirsi lasciando i sobborghi per rioccupare le vecchie case o le fabbriche in disuso trasformandole in abitazioni e loft alla moda.
New York: la culla dello yuppismo USA
Tuttavia fu a New York che gli yuppies americani trovarono terreno fertile per il loro nuovo life style. I rampolli di buona famiglia della borghesia americana appena usciti dalle prestigiose università come Harvard o Princeton non vedevano l’ora di arricchirsi in fretta e, proprio nella grande Mela, potevano trovare le condizioni ideali per realizzare i loro sogni tra broker finanziari, banche d’affari, prestigiosi studi legali e grandi multinazionali.
1984, l’anno degli yuppies
Tanto che nel numero di dicembre perfino la rivista Newsweek dedicò un intero articolo a questa nuova categoria di giovani rampanti, eternamente in competizione, che non disdegnavano di ostentare la loro ricchezza e il loro successo frequentando i migliori ristoranti, le palestre più esclusive, le discoteche alla moda. Vestendo gli abiti costosi degli stilisti più in voga del momento.
Il Manuale del perfetto yuppie
Nello stesso anno uscì addirittura una sorta di manuale che descriveva, con qualche traccia di malcelata ironia, le principali regole da seguire per incarnare il “perfetto” Giovane Professionista Urbano.
…e in Italia?
Come tutte le mode d‘oltreoceano anche lo yuppismo arrivò in Italia. Cercando di emulare i colleghi statunitensi, gli yuppies italiani erano giovani adulti che si occupavano di borsa, pubblicità, moda, design, pubbliche relazioni e che, abbandonata qualsiasi ideologia politica, facevano della ricchezza e, della sua ostentazione, il principale scopo di vita.
La Milano
Avanguardia di questa nuova tendenza fu sicuramente Milano che, come una piccola New York, rappresentava il milieu ideale per lo sviluppo del nuovo trend arrivato dall’America.
… da bere
Tanto che in un famosissimo slogan pubblicitario fu definita come la Milano da bere, una città dove successo, fama e ricchezza potevano essere raggiunti da chiunque e tutto sembrava possibile.
Gli yuppies, fratelli maggiori dei paninari
Considerati i fratelli maggiori dei Paninari, con cui condividevano l’estrazione sociale borghese, si preoccupavano di guadagnare tanto, ma soprattutto di spendere di più, tra club di squash, ristoranti etnici, discoteche di tendenza, vacanze tropicali o sulla neve delle Dolomiti.
Gli yuppies al cinema
Malgrado il fenomeno dello yuppismo fu prevalentemente circoscritto alle grandi città del nord Italia, anche il cinema se ne occupò. Rispettivamente nel 1986 Carlo Vanzina (1951-2018) e nel 1987 Enrico Oldoini (1946) portarono sul grande schermo due film intitolati Yuppies e Yuppies 2, in cui venivano raccontate le (dis)avventure di quattro amici Lorenzo, Willy, Giacomo e Sandro interpretati da Massimo Boldi (1945), Ezio Greggio (1954), Jerry Calà (1951) e Cristian De Sica (1951) impegnati nella ricerca del successo economico e sociale sullo sfondo della Milano anni ‘80.
Stroncati dalla critica ma non dal botteghino
I film non particolarmente apprezzati dalla critica, ottennero invece un discreto riscontro dal pubblico. Il loro principale merito fu quello di mostrare, in tono leggero, la vita di questa nuova categoria di giovani “rampanti”, ironizzando in modo particolare sull’ossessione di certi loro comportamenti, come portare l’orologio sul polsino, che “faceva tanto avvocato Agnelli”, indiscutibile e inarrivabile figura mitica di riferimento.
Gli yuppies al cabaret: Vastano Bocconi
Anche il cabaret non rimase insensibile al fenomeno. Indimenticabile fu lo studente bocconiano sempre vestito in giacca e cravatta, interpretato dal comico Sergio Vastano (1952), che malgrado fosse da cinque anni fuori corso si ostinava a rifiutare 18 come voto agli esami.
Gli Yuppies in musica: Luca Barbarossa – Yuppies
Perfino la musica si interessò di loro. Fu un cantautore romano, Luca Barbarossa (1961) che, nel 1988 all’interno del suo terzo album dal titolo Non tutti gli uomini, inserì una canzona intitolata proprio Yuppies.
Ironia
Il brano ottenne un grande successo radiofonico raccontando, ancora una volta in tono ironico, i luoghi comuni e gli stereotipi dei nuovi arrampicatori sociali italiani emuli dei colleghi statunitensi.
La fine degli yuppies
Come tutti i fenomeni di tendenza anche quello degli yuppies vide la fine. In America fu il crack finanziario della Borsa del 1987 a decretare il tramonto di tanti professionisti del mondo della finanza che improvvisamente si ritrovarono a “spasso”
Tangentopoli
In Italia, invece, fu lo scoppio, all’inizio degli anni ‘90, dello scandalo economico-giudiziario di Tangentopoli, che investì come uno tzunami buona parte del sistema politico e imprenditoriale italiano, a decretare la fine del decennio ruggente degli anni ‘80, calando definitivamente il sipario sulla famigerata Milano da bere e sui suoi protagonisti. (M.A.G. per 70-80.it)