Il ricordo di Paolo Rossi (1956-2020) è indissolubilmente legato al mondiale spagnolo del 1982 che lo vide trionfare. Dopo un esordio non proprio felice.
Il ruolo di Enzo Bearzot
All’epoca si poteva pensare qualunque cosa, tranne che la squadra di Enzo Bearzot (1927-2010), potesse giungere sul tetto del mondo. Il celebre allenatore aveva escluso dalla convocazione, tra le polemiche, giocatori importanti. Proprio per far posto a Paolo Rossi.
Un percorso difficile
Nelle prime partite del Mondiale, Paolo Rossi giocò male: in campo sembrava un fantasma. Il campione veniva da una squalifica di due anni per una vicenda legata al calcio-scommesse, da cui si era sempre proclamato innocente e che lo aveva indotto a pensare al ritiro.
Campione d’oro
In precedenza veniva da un periodo d’oro alla Juventus, quando il suo cartellino aveva raggiunto la valutazione record di 5 miliardi.
La nazionale
All’esordio la Nazionale con il numero 20 Paolo Rossi, passò a fatica il turno, nonostante gli avversari poco temibili rappresentati dal Perù, Camerun e Polonia. La squadra italiana fece solo pareggi e si qualificò soltanto grazie alla differenza reti.
Il risveglio del guerriero
Fino a quando Rossi divenne, di colpo, il trascinatore della Nazionale italiana a Spagna ’82.
Di partita in partita il calciatore fece impazzire il pubblico televisivo, rifilando 6 gol “pesanti”: tre al Brasile stellare di Zico (1953) e Falcao (1953); due alla Polonia e uno allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid nella trionfale finale contro la Germania.
Il tono di Martellini
Nella mente, riecheggia ancora il tono entusiasta del telecronista Nando Martellini (1921-2004).
Il trionfo
In quel Mondiale, Paolo Rossi fu capocannoniere e volto copertina. La nomea di goleador gli valse il soprannome di Pablito. Vinse anche il pallone d’oro, terzo italiano a riuscirci dopo Omar Sivori (1935-2005) e Gianni Rivera (1943).
L’opportunista
Paolo Rossi era un opportunista dell’area di rigore, pronto a sfruttare il benché minimo errore della difesa per castigare il portiere di turno. Eppure difficilmente si vantava degli allori conquistati.
Tanti ricordi
Per noi, che sobbalzavamo sul divano davanti ai suoi gol, la scomparsa di Paolo Rossi ha lasciato un vuoto incolmabile.
Mai andarsene prima del proprio allenatore
Come ha dichiarato Giovanni Trapattoni (1939), allenatore per tanti anni alla Juve: “Un giocatore non dovrebbe mai andarsene prima del suo allenatore”.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (E.M. per 70-80.it)