Anche noi abbiamo il nostro mostro di Loch Ness. Per la verità più d’uno, posto che, scavando – pardon, navigando – si scopre che ce ne è uno in quasi ogni lago italiano. Più o meno importante, più o meno nascosto e più o meno grande.
Di quello del lago di Como, il lariosauro, si comincia a scrivere e parlare un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, in località Pian di Spagna, nella parte settentrionale del lago e, poi, a Varenna.
Lariosauro: l’anatra mostruosa
Otto anni dopo, il lariosauro è avvistato di nuovo ad Argegno. Lì è descritto come un animale lungo 80-90 cm, con muso e parte posteriore arrotondate e zampe “come un’anatra”. Probabilmente una semplice lontra, animale allora presente sul lago, diranno gli esperti che studieranno il fenomeno.
Lariosaurus: il gigantesco mostro di Dongo e Musso
Passano tre anni e, nell’agosto del 1957, appare tra Dongo e Musso quello che è definito dalle cronache locali un “gigantesco mostro”.
Il mostro del lago di Como
Non bisogna aspettare molto per un nuovo avvistamento: nel settembre dello stesso 1957, da una batisfera, è segnalato un animale simile ad un coccodrillo, che ispirerà il romanzo del 2011 di Emanuele Pagani (1981), Il mostro del lago di Como.
La stampa
Alla vicenda vi dedicheranno attenzione, nel tempo, numerosi giornali locali, ma anche nazionali alla ricecrca di notizie misteriose, quali La Nazione, Il resto del Carlino, Il Tempo, La Domenica del Corriere, che riporteranno notizie di avvistamenti ed addirittura attacchi a barche.
Lariosauro, affettuosamente Lierni
Incontri saranno registrati – anche se con meno rilevanza – pure negli anni 60, 70 e 80, più frequentemente nella località di Lierna, nei pressi della spiaggia del Borgo di Grumo, dove, in effetti, vi furono ritrovamenti fossili della specie Lariosaurus balsami, ribattezzato per l’occasione Lierni.
Ul Mustru
Qualche sporadico avvistamento è annotato anche nella prima metà degli anni 90. Poi, a far tornare in auge il lariosauro ci pensa, nel 2001, il “menestrello lagheé” Davide Van de Sfroos (Davide Bernasconi, 1965), che gli dedica la canzone El Mustru.
Lariosauro: l’anguilla di Lecco
E così la vicenda torna – è il caso di dirlo – a galla, tanto che, due anni dopo, è segnalata un’anguilla di 10-12 metri, nelle acque di Lecco.
Topolino e il Lariosaurus
Ma il Lariosaurus balsami ha fame e fama, tanto da comparire anche su alcune storie di Topolino, dove è rappresentato come una simpatica creatura.
Cosa c’è di vero
In realtà, il lariosauro (lariosaurus) è esistito veramente: era un rettile acquatico appartenente ai notosauri, vissuto nel Triassico medio (Anisico – Ladinico, circa 245-235 milioni di anni fa). I suoi resti fossili sono stati ritrovati in Europa (Italia, Svizzera, Spagna, Francia) e in Asia (Israele e Cina).
Da 60 cm a 1,30 metri: insomma, un mostriciattolo…
In media gli esemplari adulti di lariosauro avevano una lunghezza compresa tra 60 centimetri e 1,30 metri: una caratteristica del lariosauro era data dalle zampe anteriori, modificatesi lungo l’evoluzione con una conformazione simile a delle pinne, mentre quelle posteriori avevano conservato l’originale struttura con cinque dita, probabilmente palmate. Quindi, a ben vedere, non dissimile dai primi avvistamenti sul lago di Como del 1946 e del 1957.
Predatore
Da quel che si è potuto ricostruire, il lariosauro era un predatore acquatico che si muoveva nuotando grazie alle “pinne” anteriori potenti, aiutandosi con la lunga coda. Il cranio, con i lunghi denti ed affilati anteriori, era conformato per intrappolare piccoli pesci e altre prede scivolose come i cefalopodi.
Non anfibio
La scoperta di probabili embrioni potrebbe indicare l’ovoviviparità di questi animali e quindi uno stile di vita completamente acquatico.
Estinto
In conclusione, il lariosauro esiste veramente; o meglio, è esistito, essendosi estinto. O forse no?
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)