Nel maggio 1970, durante la guerra fredda, mentre gli americani si concentravano sullo spazio, i sovietici puntavano (anche) a carpire i segreti del sottosuolo. E lo fecero, tra le altre cose, col “pozzo superprofondo di Kola”, una località limitrofa alla cittadina di Zapoljarnyj, nella parte centro-occidentale della penisola di Kola.
La scelta
Il sito di Kola fu scelto per la presenza dello scudo baltico con rocce ignee, vicino alla superficie, di un’età di tre miliardi di anni, meno studiate rispetto a quelle sedimentarie, solitamente perforate alla ricerca dei giacimenti di petrolio.
L’obiettivo
L’obiettivo dei sovietici (ufficialmente) era raccogliere informazioni sui depositi di rame e di nichel.
Il primo record (del 1979)
Meno di 10 anni dopo, segnatamente il 6 giugno 1979, il pozzo arrivò alla profondità di 9,5 chilometri, così superando il record del “Bertha Rogers hole“, nella Contea di Washita in Oklahoma del 1974.
Il secondo record
Nel 1983 il pozzo di Kola raggiunse i 12 chilometri e la perforazione fu interrotta per quasi un anno per conferenze e visite scientifiche e celebrative al sito.
Il guasto
Tuttavia, il 27 settembre 1984, al raggiungimento della profondità di 12,07 km, una sezione di 5 km della colonna di perforazione si staccò e si incastrò, rimanendo all’interno del pozzo, rendendo impossibile la prosecuzione dell’attività fino alla creazione di una deviazione a 7 km dalla superficie.
Il record del 1989
Nel 1989 la perforazione raggiunse infine i 12,26 km di profondità, tappa intermedia verso il target di 15 km fissato per il 1993. Tuttavia, l’imprevista temperatura di 180 °C (invece dei 100 °C attesa) e una minore densità delle rocce, che incominciavano a comportarsi più come un materiale plastico che come un solido, uniti ad alcuni incidenti, resero impossibile continuare.
L’abbandono
La perforazione fu interrotta nel 1992 (anche per la la fine dei fondi causati dalla difficile situazione politica del paese) e il sito abbandonato definitivamente nel 2005.
Il collasso
L’edificio principale, la torre di perforazione, collassò infine per ragioni ignote nel luglio 2009.
Risultati
La perforazione del pozzo (largo solo 23 cm) non ha raggiunto la profondità sperata, ma ha fornito agli scienziati importanti dati geologici sulla conformazione dello scudo baltico e della crosta terrestre. Una scoperta inaspettata è stata la mancata presenza di rocce basaltiche.
24 specie di plancton fossili sconosciute
Inoltre sono state individuate 24 specie di plancton fossili a una profondità di circa 6 chilometri ed è stato osservato che le rocce a questa profondità erano fessurate e sature d’acqua, forse originata dall’idrogeno e ossigeno presenti (nel materiale roccioso) schiacciati dall’altissima pressione circostante, che non ha potuto salire in superficie per la presenza di strati di elemento impermeabile.
Il deposito dei campioni
Un deposito dei campioni di rocce estratte si trova nella vicina cittadina di Zapoljarnyj.
Record
I 12.262 metri raggiunti dal pozzo di Kola rappresentarono per circa 20 anni il record come perforazione più profonda del mondo. Ad oggi la maggior profondità raggiunta non è molto distante dal valore del pozzo di Kola ed è da ricondurre a quella (risalente al 2011) con il pozzo Z-44 Chayvo al largo dell’isola russa di Sachalin, per una lunghezza di 12.376 metri.
La bocca dell’inferno
Nel 1989 si diffuse la notizia che in Siberia scienziati russi avevano scoperto a 14,5 km di profondità un’anomalia misteriosa. Anche se la localizzazione e la profondità del pozzo non erano coerenti con quello di Kola, poiché al tempo non risultavano altri scavi analoghi, essa fu associata al sito vicino a Zapoljarnyj.
Le urla
I tecnici dello scavo, secondo le dicerie, avrebbero captato delle urla che, decodificate in un audio da 17 secondi attraverso un microfono calato in profondità prima che il calore a 1000° C lo sciogliesse (in realtà nel pozzo di Kola non furono misurate temperature superiori a 356°), sarebbero risultate umane.
Trovato l’Inferno?
Per deduzione, secondo la fonte, i sovietici avrebbero avuto accesso diretto all’inferno (sicché le urla sarebbero state “disumane”).
Io ho vinto
A rincarare la dose, la notizia si (auto)integrò con quella di una vampata di gas luminoso accompagnata da un enorme demone alato che avrebbe pronunciato le parole “Io ho vinto” nella lingua di ogni singolo ascoltatore (in diversi sarebbero stati presenti e non della stessa nazionalità), prima di scomparire.
Memoria breve cancellata
Gli scienziati che avevano assistito al fatto ne sarebbero stati così sconvolti che furono costretti a prendere una pastiglia che cancellò loro la memoria delle ore precedenti.
Relata refero
La notizia sarebbe stata, quindi, diffusa da personale che non aveva partecipato all’evento, ma che si si sarebbe preso cura dei malcapitati.
A volte ritornano
Dopo qualche anno di autoreferenzialità, la notizia – naturalmente priva di fonti accreditate – fu archiviata, salvo ricomparire periodicamente con l’avvento del web in formulazioni sempre diverse secondo il cliché delle leggende metropolitane.
La prova di Lotte Geevan
L’artista olandese Lotte Geevan (1980), qualche anno fa, in Germania calò realmente un microfono (protetto dal calore) in un pozzo simile (anche se di profondità decisamente inferiore), registrando suoni, in qualche misura associabili a quelli di grida.
Semplici eco
Suoni che, tuttavia, furono poi qualificati dagli esperti come normali (anche se inquietanti all’ascolto) echi.
Superdeep
Alla fantastica vicenda è stato dedicato nel 2020 il film russo Superdeep, attualmente disponibile su Amazon Prime Video.
Spoiler
In questo caso, ambientato in occasione della rottura del 1984 (che quindi non era tale, ma volontaria), la bocca in profondità del pozzo non apre sull’inferno, ma in una caverna dove vive una antichissima muffa senziente, imprigionata dalla glaciazione.
Massa informe e urlante
La quale, una volta venuta a contatto con corpi caldi (in questo caso dei tecnici e dei militari presenti nella struttura), se ne impossessa fagocitandoli in una massa informe composta dagli organi degli stessi (che rimangano lucidi, ancorché afflitti da immani sofferenze, da cui le urla della leggenda).
Conquista del mondo
Con l’obiettivo di risalire sulla superficie e diffondersi in tutto il mondo.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)