1987. Étienne di Guesch Patti come il Kobra della Rettore. Ed è subito scandalo

Patti

Una fellatio. Così, senza girarci troppo intorno, andiamo al dunque. Il tema di Étienne, primo singolo del primo album della poliedrica artista francese Guesch Patti (1946), ci mise un po’ a manifestare la sua “oscenità” artistica. Quantomeno in Italia.

Étienne, alla francese

Perché, in fondo, che Étienne fosse uno dei nomignoli francesi dell’organo sessuale maschile non è che fosse proprio così noto, da noi. Ma anche in quanto l’eleganza del brano e la voce melodica (ancorché provocante) di Guesch Patti, non faceva presagire un contenuto così, diciamo, esplicito.

Il video

Ci pensò però il video a contestualizzare la questione nei suoi termini più… reconditi. Nel videoclip, Guesch Patti, con allusioni sempre meno tali, esegue infatti uno striptease (siamo ad un anno di distanza dal film Nove settimane e mezzo, ricordiamocelo) partendo da tacchi e tailleur per rimanere in tutina intima trasparente.

Il bianco e nero

Nel filmato (la cui sensualità è potenziata dal bianco e nero, tranne che in pochi frame finali, quando la scena si colora), peraltro, vi sono alcune sequenze di un rapporto sessuale. Tanto che il video fu censurato da molti canali tv.

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Crescendo sessuale

Il crescendo musicale e vocale del pezzo inducono anche l’ascoltatore ignaro della lingua francese – e quindi del significato intrinseco del pezzo -, a maturare il convincimento inconscio di essere alla presenza di un rapporto sessuale.

Come il Kobra

Come detto il concept testuale di Étienne è quello del brano il Kobra della Rettore, che, col suo “pensiero indecente” diede, 7 anni prima, analogo scandalo.

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Oggi Guesch Patti

Dopo non essere riuscita negli anni ’90 a bissare il successo di Étienne, Guesch Patti ha sostanzialmente abbandonato il mondo musicale. E lo ha fatto per dedicarsi alla carriera di ballerina (le sue doti emergono chiaramente dal videoclip) e di attrice teatrale (anche se la Patti annovera nel suo curriculum esperienze cinematografiche).

 


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