1983. Il terrore al cinema corre sul terreno K col film Zeder di Pupi Avati. Ed il ghigno di don Luigi Costa ci rabbrividisce ancora oggi

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Impossibile non rimanere turbati dalla non orrorifica, ma per questo non meno inquietante, figura di don Luigi Costa, lo spretato non morto (o non vivo) di Zeder, horror cinematografico di matrice italiana della prima metà degli anni 80.

L’idea di Pupi Avati

Nel panorama del cinema horror italiano degli anni ’80, Zeder del 1983 di Pupi Avati (Giuseppe Avati, 1983) occupa un posto di rilievo per la sua capacità di fondere elementi sovrannaturali con una narrazione avvincente ed atmosfere inquietanti.

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Zeder, la trama

La vicenda segue Stefano, un giovane scrittore bolognese (interpretato da Gabriele Lavia, 1942) che, grazie ad una vecchia macchina da scrivere regalatagli dalla moglie Alessandra (Anne Canovas, 1957), scopre misteriosi messaggi impressi sul nastro dello strumento. Gli scritti, scoprirà Stefano, appartengono a Paolo Zeder, uno scienziato che teorizzava l’esistenza dei terreni K, aree in cui la morte perde il suo significato e i defunti possono tornare in vita. La ricerca di Stefano lo condurrà, sulle orme del misterioso ex prete (anzi, spretato, con un termine che sarebbe rimasto impresso nella memoria degli spettatori) don Luigi Costa in un mondo oscuro, dove scienza e occulto si intrecciano, mettendo a rischio la sua stessa esistenza ed interrompendo quella della moglie. Fino a farlo entrare egli stesso, con l’angosciante finale, nel mostruoso mondo di Zeder.  

Horror italiano

Zeder rappresenta un esempio significativo del cinema di genere italiano, distinguendosi per la regia raffinata di Avati e per una sceneggiatura co-scritta con Maurizio Costanzo (1938-2023) ed Antonio Avati (1946), fratello di Giuseppe. Le musiche di Riz Ortolani (Riziero Ortolani, 1926-2014) contribuiscono a creare un’intensa atmosfera sospesa tra realtà ed incubo, tra vita normale e mondo dei morti.

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La distribuzione limitata non frena il successo di critica

Nonostante una distribuzione limitata, il film ha ottenuto un buon riscontro di critica, apprezzato per la sua originalità e la capacità di evocare tensione senza ricorrere ad effetti speciali.

Collaborazioni di rilievo

La sceneggiatura vede la partecipazione di Maurizio Costanzo, al tempo già noto giornalista ed autore televisivo, che ha contribuito alla profondità dei dialoghi ed alla costruzione dei personaggi, tra cui proprio quello di don Luigi Costa che col suo ghigno ha incollato alle poltroncine del cinema più d’una generazione di spettatori.

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Ambientazioni suggestive

Le riprese si sono svolte in diverse location italiane, tra la riviera romagnola e Bologna, che con le sue atmosfere gotiche ha fornito lo sfondo ideale per la narrazione.

Tematiche filosofiche

Oltre agli elementi horror, il film esplora temi come il confine tra vita e morte e le implicazioni etiche della ricerca scientifica, invitando lo spettatore a riflessioni profonde.

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Innovatore

Zeder rimane un’opera affascinante per gli appassionati del genere ed un esempio di come il cinema italiano sia stato in grado di innovare e sperimentare nel campo dell‘horror, offrendo prodotti di qualità che resistono al passare del tempo.

La comunità virtuale di don Luigi Costa

All’inquietante don Luigi Costa (interpretato da Carlo Schincaglia) è pure tributata una pagina Facebook con relativa community.

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Podcast

Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)

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