Evocativo delle disillusioni post ’68, Sotto il segno dei pesci, storico pezzo del 1978 di Antonello Venditti, estratto dal 33 giri omonimo, è una riflessione della condizione dello stesso cantatutore (nato l’8 marzo 1949, quindi appunto sotto il segno dei pesci) e di alcuni suoi storici amici.
E’ scoppiato un 78
Periodo contraddittorio il ’78: da una parte le tensioni socio-politiche, causate dalla piaga dell’eroina, dalle prime grandi difficoltà della Chiesa moderna, dal terrorismo delle Brigate Rosse, dal Movimento studentesco e da quello Operaio. Dall’altra, la reazione del disimpegno estremo del Travoltismo, con la Febbre del sabato sera e Grease.
Venditti venduto
Venditti vorrebbe scrollarsi di dosso le accuse dei suoi originari fan, che gli addebitano una virata troppo stretta, che ha tradito gli originari ideali a favore degli interessi delle case discografiche con brani troppo commerciali. Non è del resto il solo: ad Alan Sorrenti (1950), che quell’anno stravince con Figli delle stelle, gli amanti dei cantautori contestano lo stesso comportamento.
Compagni di scuola
In questo coacervo, Venditti coinvolge, in un’ampia e disincantata riflessione, i suoi compagni del Liceo Giulio Cesare, fotografandone lo stato di vita in rapporto ai sogni ed alle paure iniziali.
Il certo e l’incerto
Tra sicurezza e certezze (“Mi chiedevi che ti manca, una casa tu ce l’hai. Hai una donna, una famiglia, che ti tira fuori dai guai“), ma anche eccessiva determinazione (“Diciotto anni son pochi, per promettersi il futuro”), gli amici di Venditti corrono nella vita “stretti in una libera sorte, violenti e teneri se vuoi, figli di una vecchia canzone”.
L’insegnante
Tra i personaggi citati vi è Marina Calamita (1949), che “se n’è andata, oggi insegna in una scuola
Vive male e insoddisfatta, e capisce perché è sola”.
L’ingegnere
Ma c’è anche Giovanni Battista Ubaldi (1950), l’ingegnere “che lavora in una radio” (Punto Radio, quella fondata da Vasco Rossi, 1952) ed “ha bruciato la sua laurea, vive solo di parole“.
https://www.youtube.com/watch?v=1UFgpWhhg5Y
Finale aperto
Non c’è lieto fine, in Sotto il segno dei pesci. Non c’è speranza, ma nemmeno abbandono: Venditti immortala un istante e solo quello. Il giorno o il decennio successivi potrebbero essere uguali o completamenti diversi. Non è dato di saperlo.
Ed è per questo che il brano, pur velato della classica tristezza vendittiana, è attuale in ogni momento in cui lo si ascolta.