1972. Teatro 10 lancia Parole parole con il celebre dialogo tra il tombeur de femmes Alberto Lupo e la disillusa Mina

parole parole

Parole parole era la fortunatissima sigla di chiusura della trasmissione Teatro 10, andata in onda sul Programma nazionale in prima serata ogni sabato (spostata un mese dopo alla domenica) dall’11 marzo al 14 maggio 1972.

Gli autori

Il pezzo – scritto da Leo Chiosso (1920-2006), Giancarlo Del Re (1931-2011) e Gianni Ferrio (1924-2013) -, come noto, si fonda su un dialogo tra l’attore Alberto Lupo (1924-1984) e Mina (1940).

Il Lupo e la (finta) preda

Lupo, che al tempo rappresentava il perfetto cliché del seduttore, recitava con stile marcatamente teatrale un corteggiamento assillante, mentre Mina impersonava la disillusa e furba “preda” che reggeva efficacemente il desueto assedio del playboy dalla voce irresistibile.

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L’accoppiata di voci da brivido

Ed in effetti l’accoppiata di due voci incredibili e notissime (Mina era già un’affermata cantante e Alberto Lupo un consolidato attore, reso famoso 8 anni prima dal successo de La cittadella) rende ancora oggi il pezzo coinvolgente oltre ogni resistenza.

La parodia di Celentano

Il 6 maggio 1972, nella penultima puntata di Teatro 10, Mina e Adriano Celentano (1938) eseguirono una divertente parodia del pezzo, a ruoli invertiti.

Parti inverse

Nella rinnovata versione un improbabile Molleggiato impersonava la parte corteggiata, fumando con noncuranza e civetteria, mentre la Tigre di Cremona si cimentava nella parte seduttiva e discorsiva.

Le caramelle

Al famoso ritornello “caramelle non ne voglio più“, Celentano lanciava manciate di caramelle a Mina, mentre Alberto Lupo interveniva nel finale, sopra i due amanti che, cantando insieme il ritornello, si davano appuntamento a ventisei anni dopo.

La versione ironica di parole parole

Lo stesso Alberto Lupo, ospite della 4ª puntata di Milleluci (6 aprile 1974), trasmissione condotta dalla1924 stessa Mina, riprese una sua versione ironica del brano, in cui, guardandosi allo specchio, esclamava, con sardonico compiacimento, “mi guardo ed è come se fosse la prima volta”.

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Il testo

Il dialogo di Parole parole – quasi inutile ricordarlo – è un’abile alternanza tra le frasi di un corteggiamento retrò e le obiezioni di una donna moderna, più realista del re, che le archivia appunto come (solo) “parole parole”.

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Non cambi mai

Alla zuccherosa dichiarazione “Tu sei la frase d’amore cominciata e mai finita”, la concreta Mina risponde “Non cambi mai (…), chiamami tormento dai, già che ci sei“.

Le rose e violini questa sera raccontali a un’altra

Incalzata dall’indifferente playboy:Tu sei il mio ieri, il mio oggi, il mio sempre, inquietudine. Tu sei come il vento che porta i violini e le rose”, la cantante oppone “Le rose e violini questa sera raccontali a un’altra. Violini e rose li posso sentire quando la cosa mi va se mi va, quando è il momento e dopo si vedrà”.

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La versione francese di Dalida e Delon

Il modello vincente di Parole parole fu replicato l’anno dopo in Francia con una versione (Paroles paroles) cantata da Dalida (Cristina Gigliotti,, 1933-1987) e Alain Delon (1935), altro simbolo di seduzione maschile.

Podcast

Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)


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