La Kawasaki 500 Mach III (in realtà si chiamava Kawasaki 500 H1) fu prodotta dalla Kawasaki Heavy Industries Motorcycle & Engine, in otto serie successive, dal 1969 al 1977.
Incontrollabile
Potentissima (60 CV a 8.000 giri/min, 200 km/h) ma con qualche inconveniente non di poco conto. Come i freni a tamburo delle prime serie, decisamente insufficienti a controllare i 174 kg di peso lanciati a folle velocità.
La bara e la fabbrica delle vedove
Tanto che qualcuno la soprannominò la “bara volante” (mutuata dall’analoga definizione dell’aereo militare F104 Starfighter), la “bara su due ruote” o “la fabbrica delle vedove”.
Il mercato
Problemi che però non impedirono alla 500 Mach III di fare ingresso in un mercato italiano che si confrontava con motociclette con prestazioni normalmente ad 1/10 di quella della Kawasaki.
Ribellione
In anni (quelli di inizio ’70) improntati sulla ribellione giovanile, la Kawasaki 500 Mach III rappresentava il sogno non irrealizzabile di ogni ventenne.
870.000 lire
Il prezzo d’acquisto era, infatti, tutto sommato accessibile: 870.000 lire al lancio; 990.000 a mercato consolidato.
Rumore…
Una delle caratteristiche passate alla storia del modello era il suo rumore.
… straziante
Quando si dava gas, il tre cilindri frontemarcia 2T, al minimo produceva uno scoppiettio secco emettendo un suono straziante, che faceva pensare ad una belva tenuta alla catena.
La sua natura…
E la Kawasaki 500 Mach III un po’ lo era: voleva correre perché era nella sua natura. Come lo era l’essere selvaggia e difficilmente controllabile.
… quella di una belva
Una belva, appunto.
Oleati come un tonno in scatola
Altri problemi (peraltro tipici di altre motociclette del periodo e del medesimo livello) erano le emissioni (chi gli stava in scia finiva oleato come un tonno in scatola) e le forcelle ed il telaio, sicuramente sottodimensionati.
Incompatibile
Ed incompatibili con la potenza del motore.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)