Sei degli anni ’60 se ti chiedevi a cosa servisse il buco nel banco di scuola

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Diciamocelo francamente: di tutti i ricordi che ci portiamo nel cuore, quello del banco di scuola delle elementari e delle medie non è proprio ai primi posti.
Più che per le vicissitudini scolastiche, era quel colorino insipido tra il verde e l’azzurro accompagnato al color legno a renderlo poco attraente. Anche per la memoria.

Il buco

E poi il buco.  Sì, certo: ce lo dicevano tutti che era per il calamaio dei nostri sfortunati predecessori degli anni precedenti ai ’60 che non avevano la Bic. Va bene, ma sto benedetto calamaio com’era fatto?

Chi l’aveva visto?

Chi l’aveva veramente mai visto? Mica c’era Google Immagini per trovarlo. E, in ogni caso, non c’erano dei bicchierini? Bisognava riempire tutte le volte la vaschetta? Mah….

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La vaschetta

A proposito di vaschetta contenitiva: nella maggior parte dei banchi era stata tolta e quindi il buco, peraltro poco profondo e quindi inservibile come portapenne quand’anche ci fosse stata, era del tutto privo di utilità.

Girarci il dito

Ergo l’unico scopo era farci girare il dito per far trascorrere il tempo durante la noiosa lezione di geografia (perché mica si parlava di paesi esotici: no, l’argomento era la lista dei fiumi da imparare a memoria).

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La merenda

Poi c’era la parte sottostante al banco, per la cartella ed i libri, ma soprattutto, la merenda: panino col prosciutto o le emergenti merendine (culto metropolitano).

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Monumento

Ah! Il banco ovviamente era anche un monumento alle classi precedenti, tra incisioni e scritte a penna soprattutto sul pianale sottostante.

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