Anche noi, ragazzi degli anni ’60 e 70 abbiamo avuto la nostra Amazon. Si chiamava Postalmarket.
Nata nel 1959 a Milano da un’idea di Anna Bonomi Bolchin (1910-2003, conosciuta come “La signora della finanza”) sull’imperante modello statunitense della vendita per catalogo, Postalmarket crebbe fortemente negli anni ’60 e soprattutto nella prima metà dei ’70.
Dalle vetrina di Carosello a casa
E lo fece dando la possibilità a molti italiani di accedere ai prodotti reclamizzati in tv da Carosello di acquistare prodotti difficilmente reperibili, specie nei piccoli centri di provincia.
Donne: core target…
Il catalogo era vasto, anche se incentrato prevalentemente su abiti ed accessori femminili ed era per le casalinghe del boom economico il pozzo dei desideri.
… degli adolescenti
Ma lo era anche per gli adolescenti, che appena deposto dalle madri, correvano ad consultarne le pagine dedicate all’abbigliamento intimo (fin troppo provocante, per i tempi)…
Crisi e riprese
Nonostante alcuni periodi di crisi, determinati dalla presenza di una concorrenza agguerrita (come quella di Vestro), Postalmarket superò con successo gli anni ’80 (grazie anche ad una martellante pubblicità televisiva).
Numeri da brivido
Nel 1987 Postalmarket fatturava 385 miliardi di lire con 1400 dipendenti e stilisti come Krizia, Coveri e Biagiotti, raggiungendo poi l’incredibile cifra di 600 miliardi di lire con 45.000 spedizioni giornalieri.
Otto Versand
Nel 1993 Postalmarket viene acquisita dal superplayer della vendita per corrispondenza, il gruppo tedesco Otto Versand.
Il baratro
Che la porta però nel 1998 (complice anche il cambiamento delle abitudini degli italiani) sull’orlo del fallimento.
Il salvatore Eugenio Filograna
Rilevata da Eugenio Filograna (1955), Postalmarket trasferisce il core business sul web collocando nell’e-commerce 22.000 prodotti made in Italy e preparando lo sbarco in Borsa.
Lo scandalo Banca Leonardo
L’iniziativa salta però a causa dello scandalo della Banca Leonardo, unico sponsor e global-coordinator di Postalmarket). Il mancato accordo tra l’azienda ed il sindacato costringe Filograna ad una scelta radicale: il commissariamento ministeriale.
La fine ingloriosa
L’azienda dispone dei mezzi patrimoniali per pagare tutti i debiti e proseguire l’attività, ma la procedura commissariale non ha fortuna e dopo molte perdite vende l’azienda al gruppo Bernardi, il quale stringe un accordo con La Redoute.
Il fallimento
Postalmarket non riesce però a risollevarsi e viene dichiarata fallita dal Tribunale di Udine nel 2015.