Anni 60. Indotta da Scerbanenco, la rivista femminile Annabella cavalca i prodromi del 68. Stop alla competizione con la conservatrice Grazia

ANNABELLA

I riformisti anni ’60 stimolano le donne con la ventata di femminismo anche attraverso le riviste femminili.
Tra quelle che maggiormente cavalcano la trasformazione vi è Annabella, settimanale fondato nel 1933 da Angelo Rizzoli (1889-1970) con il nome Lei, modificato nel novembre 1938 dopo la campagna contro l’uso della terza persona come pronome di cortesia.

Dal noir alle casalinghe

E a determinare il cambiamento socio-culturale, prima che editoriale, è (anche) una rubrica particolare di Annabella, curata da quello che diventerà uno dei maggiori scrittori noir: il giornalista di origine ucraina Giorgio Scerbanenco.

Casalinghe della borghesia

Inizialmente, Annabella aveva quale target le casalinghe della borghesia.

Linea editoriale conformista

Pubblico che raggiungeva mantenendo – almeno sino alla fine degli anni ’50 – una linea editoriale conformista. Così sovrapponendosi al competitor Grazia, fondato nel 1938 e distribuito dalla Arnoldo Mondadori Editore.

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Scerbanenco

Annabella, aveva formato un solido pubblico anche grazie a collaboratori di spicco, come il giornalista ucraino-italiano Giorgio Scerbanenco (Volodymyr-Džordžo Ščerbanenko, 1911-1969), nato a Kiev, nell’allora Russia imperiale, da padre ucraino e madre italiana.

La posta di Adrian

Lo scrittore fu assunto nell’immediato Dopoguerra per rispondere alle lettere delle lettrici nella rubrica La posta di Adrian (dopo l’esperienza su Grazia, dove teneva la rubrica della posta del cuore con lo pseudonimo di Luciano).

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Il ruolo del giornalista

E proprio tale rubrica avrebbe determinato due conseguenze importanti: il citato cambiamento di linea editoriale di Annabella e l’avvio alla fortunata carriera di scrittore noir di Scerbanenco.

Rabbia e impotenza…

Il giornalista, infatti, leggendo le lettere in cui le donne italiane raccontavano le proprie vicissitudini, spesso frutto delle costrizioni sociali del tempo, aveva maturato una conoscenza approfondita della (più diffusa di quanto supposto) angoscia, della dolorosa rabbia e della convinzione di impotenza della gente.

… delle donne delle classi più agiate

E non parliamo di indigenti, ma, come detto, di classi agiate: della borghesia, soprattutto cittadina.

Il cambio indotto…

Scerbanenco, dopo essere divenuto direttore di Annabella, ne lasciò la direzione negli anni Sessanta per concentrarsi sulla sua rampante carriera di scrittore di gialli.

… dal direttore uscente

Non prima, però, di aver indotto il cambiamento di linea editoriale del periodico.

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Basta competizione con Grazia

Mutazione che portò Annabella a porsi, anziché come concorrente della conservatrice Grazia, ad insistere su posizioni più sessantottine. Inserendosi, piuttosto, nel solco editoriale dell’emergente Amica.

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L’era della Gasperini

In quel momento, fra le firme giornalistiche più note di Annabella c’era quella di Brunella Gasperini (1918-1979), curatrice della rubrica Ditelo a Brunella (lo sarebbe stata per venticinque anni), dove affrontava temi scomodi, come il divorzio, l’aborto, la famiglia e la politica (argomento considerato ancora ai limiti dell’interesse femminile).

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La trasformazione radicale

La Gasperini fu emblema del processo di trasformazione di Annabella: se negli anni Cinquanta la giornalista seguiva la linea editoriale conservatrice, nei Sessanta divenne il simbolo del nuovo corso del periodico femminile, assurgendo a consigliera più amata e popolare dei settimanali femminili borghesi.

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500.000 copie

La nuova linea editoriale di Annabella premiò la società editrice: la tiratura negli anni Settanta raggiunse infatti il mezzo milione di copie settimanali.

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Le semplificazioni e la chiusura

Ma i tempi erano prossimi ad ulteriori cambiamenti. Trascorsa la tribolata fase degli anni ’70, nel 1983 la testata della rivista divenne semplicemente Anna, cercando di cavalcare il modello easy della Milano da bere.

Da Anna ad A

Tentativo raggiunto solo parzialmente e che anticipò una ulteriore contrazione: quella del 2007, quando il settimanale cambiò ancora nome riducendosi ad A, prima della definitiva chiusura del 2013.

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Podcast

Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)

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