Tempo di vacanze. Negli anni ’60, quando la partenza in forma disaccopiata, con mogli in vacanza prolungata e mariti in trasferta balneare nei fine settimana, i ferrovieri milanesi, romagnoli e liguri, appellavano con una frase poco simpatica (ma non sempre infondata) i mezzi che servivano le tratte Milano/Riviera adriatica, Milano/Riviera ligure: “I treni dei cornuti“.
Il treno dei cornuti
“Tra noi ferrovieri e macchinisti lo chiamavamo il treno dei cornuti, perché salivano solo donne che andavano al mare, mentre i mariti restavano a casa per andare a lavorare”, ricordava qualche anno fa un macchinista classe 1933 del treno Milano-Rimini.
La ragione del soprannome
Inutile, naturalmente, spiegare le ragioni della definizione di quei treni, così chiamati dagli anni ’20 ai ’70, ma interessante scoprire la genesi del termine “cornuto“.
Cornuti coraggiosi e virili
Premesso che, un tempo le corna rappresentavano forza, coraggio, ardore e virilità (basti pensare ai vichinghi) e quindi i cornuti erano uomini rispettati, ad un certo punto qualcosa accadde e il termine prese ad indicare tutt’altro.
Lei è un cornuto!
Noi siamo riusciti a risalire all’anno esatto in cui essere cornuti non fu più un vanto.
Andronico I
Tutta colpa dell’imperatore bizantino Andronico I Comneno (1117-1185), noto per la sua tendenza alla violenza, alle congiure, agli intrighi e alla seduzione delle donne d’altri. Parenti compresi.
Fuori dai piedi
Come suo cugino, l’Imperatore Manuele I Comneno (1180-1180), che prima rinchiuse in prigione Andronico per evitare ulteriori danni e poi lo esiliò, nominandolo governatore della Cilicia. Ma servì a poco.
Filippa
Nell’esilio dorato, l’annoiato Andronico, lasciata la legittima consorte coi tre figli, si trasferì ad Antiochia, dove sedusse la bella principessa Filippa di Poitiers. Di cui però si stancò presto.
Teodora
Così, spostatosi a San Giovanni d’Acri, rapì la regina Teodora Comnena (1145 – 1185) vedova del re di Gerusalemme Baldovino III (1130-1163), sua cugina e soprattutto nipote del Manuele I che lo aveva esiliato.
Ritorno a casa
Portata Teodora prima a Damasco, poi in Georgia sul Mar Nero, Andronico giunse infine a Costantinopoli, dove, alla fine, si riappacificò con Manuele, vecchio e malato, dal quale, alla morte, ottenne la tutela del figlio, l’imperatore Alessio II Comneno (1169-1183).
Agnese
Che però due anni dopo strangolò prendendone il posto, cacciando la madre e seducendo la giovanissima vedova, Agnese di Francia (1171-1240).
I cornuti
Ça va sans dire, Andronico, durante il suo impero ne combinò di tutti i colori, accanendosi in particolare sui nobili di Costantinopoli e città limitrofe, facendoli arrestare con qualsiasi scusa e rapendo mogli che convertiva in concubine, dimostrado le sue perfomance appendendo sulle facciate dei palazzi dei malcapitati ironiche teste di cervi e altri animali. Cioè cornuti da lui abbattuti a caccia.
Mettere le corna
Da qui, e precisamente nel 1985, nacque il modo di dire greco “cherata poiein”: “mettere le corna”.
Nemesi
Ma la resa dei conti arrivò l’11 settembre dello stesso anno, quando a Costantinopoli giunse notizia della caduta di Salonicco. Così, il popolo – cornuti in testa – stanco dei soprusi di Andronico si ribellò e, catturato l’imperatore, dopo averlo seviziato con una delle corna dei suoi trofei, lo appese per un piede sulla facciata del suo palazzo. Chi di corna ferisce… (M.L. per 70-80.it)