Chi non ha mai canticchiato “Pippo, che cazzo fai!”? E non si è mai chiesto, alla fine, chi fosse questo Pippo che con la sua sola presenza durante un’uscita serale faceva “ridere” la compagna di Zucchero, ricevendo in cambio “sorrisi” e “mangiandosela con gli occhi”. Circostanza che a Zucchero, tutto sommato, “non spiaceva”, a condizione che “non toccasse”.
Pippo e Vasco
Apparentemente scritto insieme a Vasco Rossi (1952) – la circostanza è stata infatti in parte sconfessata, come diremo in chiusura -, Pippo è un brano musicale decisamente autoironico di Zucchero (Adelmo Fornaciari, 1955), pubblicato nel 1987 nell’album Blue’s, quarto album del cantante reggiano (e primo di grande successo).
Amico?
L’esegesi tradizionale del pezzo è che Pippo fosse un amico del cantante che durante una fase complicata della sua turbolenta relazione con la prima moglie (Angela Figliè), avrebbe preso a corteggiarla.
Metafora
In realtà, qualche anno fa, Zucchero spiegò chi fosse Pippo, pur senza identificarlo con nome e cognome, ma contornando la vicenda di un’alea più metaforica.
Tutto spiegato a Pagina 143
La storia origina da lontano, quando l’artista, adolescente, faceva parte del gruppo rhythm & blues Pagina 143.
“Un giorno – spiegò nel 2017 al periodico Spettakolo – dovevamo suonare al Rambla, un balerone di Sarzana, e il cantante non si presenta: aveva litigato con la morosa. Ma noi avevamo un contratto di un mese e non potevamo certo saltare la data.
Dal sax al microfono
Siccome io sapevo tutti i testi a memoria, il più anziano del gruppo mi disse di lasciar perdere il sax e di mettermi a cantare. Da allora non ho smesso più…
Pippo, che cazzo fai!
Quello che ci aveva tirato il pacco si chiamava Pippo, e qualche anno dopo, ripensando a quella cosa, mi è venuta questa canzone che dice “Pippo, che cazzo fai!”», chiarì Zucchero.
La versione di Vasco Rossi
Secondo Vasco Rossi, invece, il Pippo del brano sarebbe quello nazionale (Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, 1936): « [Zucchero] Era venuto a Zocca a Natale e una sera, eravamo ubriachi, ci siamo messi a canticchiare: “Pippo che cazzo fai, Pippo che pesce sei…”. Si rideva: “Dai, andiamo insieme a Sanremo a prenderlo per il culo”. Con lui diciamo che non c’è mai stata simpatia reciproca».
Ritorno alla trama originale
Il Blasco, peraltro, nel suo post su Facebook, conferma il significato classico del brano: «In quel periodo Zucchero si stava separando da sua moglie: “Quando telefono a casa e la trovo allegra vuol dire che c’è il suo amico, quando è triste, invece, è da sola”. Che è la storia che si racconta nella canzone perché quando sono tornato a casa, la notte, ho continuato a scrivere e l’ho finita. Ma passata la sbornia me n’ero anche praticamente dimenticato.
Zucchero: dai Vasco, canta tu Pippo!
Fino a che, qualche giorno dopo, Zucchero mi chiama e mi dice: “Sono in studio di registrazione a Modena a incidere Pippo e vorrei che venissi a cantarla”. Gli spiegai che avevo scherzato: “Sto per uscire con l’album C’è chi dice no, capisci bene che non posso venire con te a Sanremo a cantare Pippo”.
Danno e beffa
È finita che la canzone l’ha incisa e il testo se l’è firmato lui. Però andava in giro a dire che, in realtà, l’autore ero io. Così i giornalisti mi chiedevano se era vero, ma io negavo. Dico io, oltre al danno la beffa?».
Podcast
Qui per ascoltare la versione podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)