C’è un fenomeno psicologico di immotivata repulsione che spesso colpisce gli artisti nei confronti di una loro opera di successo e che ha tratti in comune con la sindrome di Münchhausen/Polle (che spinge la madre ad odiare il neonato).
Our House
Un’insofferenza che colpì anche il cantautore inglese Graham William Nash (1942, leader dei The Hollies), padre di una canzone simbolo di un’epoca: Our House, registrata insieme al supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young per l’album Déjà Vu (1970).
Disillusione
Our House rappresenta “un’ode alla felicità domestica controculturale” e compendia, con un sapiente equilibrio di tristezza ed allegria, il risveglio degli hippies dopo le illusioni del 1968, tanto che venne impiegata quale colonna sonora del film di protesta del 1970 Fragole e sangue (The Strawberry Statement).
Scritta in un’ora
Scritta mentre Nash viveva con la cantautrice canadese Joni Mitchell (1943) ed i suoi due gatti a Laurel Canyon (Los Angeles), Our House ha origine da un banale evento domestico: l’acquisto di un vaso economico sulla Ventura Boulevard.
E’ noiosa…
Nash, che ha ammesso di aver scritto il capolavoro in un’ora sul piano di Mitchell, ha spesso dichiarato di aver considerato “noioso” il pezzo già dal giorno successivo dalla sua registrazione.
… ma rappresenta tanto per molte persone
Anche se si è sempre sentito in dovere di suonarlo in quanto “denso di significato per tante persone“.
Qualcosa di magico
David Crosby (1941-2023) anni dopo avrebbe ricordato: “Eravamo dei ragazzi di talento, ma solo noi sapevamo che quella combinazione era in qualche modo benedetta. Avevamo voci, accenti ed attitudini differenti. La cosa, però, che successe quando mettemmo insieme le nostre voci fu sorprendente. Come cominciammo a cantare, sapevamo di essere in qualcosa di nuovo, in una splendida terra incognita. C’era qualcosa di magico lì”.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)