Grim Natwick (1890-1990) è stato il longevo papà di Betty Boop, l’icona sexy che, nata nel 1930, ha attraversato epoche e mode con immutato (sex) appeal.
Ispirata – pare, come si dirà di seguito – alla cantante Helen Kane (1904-1966), Betty Boop esordì nel cortometraggio Dizzy Dishes, prodotto dai Fleischer Studios per poi essere protagonista di pochi film di animazione e di una sola serie a fumetti.
I conservatori contro Betty Boop
La breve vita artistica di Betty Boop è comprensibile: un look considerato ancora oggi provocante, non poteva non sollevare aspre polemiche nel periodo d’origine, fortemente conservatore.
Production Code USA
Non stupisce quindi che nel 1934 le proteste del pubblico più rigido e l’applicazione del Production Code USA costrinsero gli autori a modificarne la caratterizzazione, facendola divenire una casalinga.
Più intrigante grazie alla censura
Circostanza che in verità la rese ancora più intrigante al pubblico maschile.
La fine prematura nel 1939. Ma con l’ingresso nella storia
L’ultimo film risale al 1939, ma, nonostante ciò, Betty Boop è entrata nell’immaginario della storia del fumetto e del disegno animato.
Boccuccia mia
La ragazza è l’icona della donna provocante e maliziosa, dal corpo formoso a stento trattenuto da vestiti scollati, aderenti e cortissimi.
Galeotta fu la giarrettiera
Completano il personaggio la famosa boccuccia a cuore, i riccioli neri, gli alti tacchi e la giarrettiera.
Flapper
Betty è una flapper, cioè una ragazza modaiola nel periodo degli anni ruggenti, irriverente e indipendente.
Capelli corti
Ha i capelli corti e frangiati in segno di ribellione, mostra spalle e gambe nella piena consapevolezza del suo sex appeal, muovendosi sinuosamente su alti tacchi neri con una minigonna ante litteram.
Modernità
Peraltro, in un momento storico in cui i cartoni animati vedevano personaggi banalmente rappresentati con la testa tonda, la Boop irrompe dando un senso di modernità artistica.
La vera Betty Boop
Ma chi ispirò il disegnatore?
Si dice fosse l’attrice Helen Kane, che, perciò, nel 1932, fece causa alla Fleischer e alla Paramount Publix Corporation, chiedendo un risarcimento di 250.000 dollari, per aver sfruttato con una caricatura spinta le di lei immagine e personalità.
Fantasia?
Per parte propria, la Fleischer si difese sostenendo come il personaggio fosse di pura fantasia.
L’altra Betty
D’altra parte, la Kane non era l’unico modello di Betty Boop: anche Clara Bow (1905-1965), star della stessa Paramount, aveva molti tratti in comune col cartoon.
La tecnica baby
Sta di fatto che Helen Kane fondava la propria tesi sul fatto che il modo di parlare e cantare di Betty Boop richiamavano apertamente i suoi.
Baby Esther
Tuttavia, durante il procedimento giudiziario venne dimostrato che la cantante aveva assistito anni prima ad una esibizione di Baby Esther (Esther Jones, 1918-1984), una piccola imitatrice afroamericana che utilizzava la medesima tecnica, che si richiamava al linguaggio dei bambini.
Colpo di scena: fu Kane a copiare
Per il giudice, la “tecnica baby” per il canto che caratterizzava Betty Boop non era quindi una prerogativa della Kane
Baby ispirazione
Piuttosto, era un’ispirazione che la stessa aveva attinto dalla Esther.14