La chiamavano americanata e lo era, nel miglior senso della parola: la Sei Giorni di Milano era uno show totale, lunghissimo e articolato, nell’epoca in cui nelle case degli italiani c’era un solo televisore in bianco e nero rigorosamente connesso al “trasformatore“.
La Sei Giorni di Milano
Si chiamava Sei Giorni di Milano. Non che fosse l’unica: esistevano Sei Giorni in gran parte d’Europa, numerose nella sola Germania. Quella italiana aveva luogo a Milano al Palasport di Piazza 6 Febbraio (detto anche Padiglione 3) all’interno del quartiere fieristico, prima di spostarsi nello sfortunato “palazzone” di San Siro.
Il concept
Le Sei giorni rappresentavano un formato unico nel ciclismo professionistico. I partecipanti erano confinati all’interno del velodromo per l’intera durata dell’evento, tipicamente una settimana. Questo obbligava i corridori non solo a competere sulla pista, ma anche a condurre la loro routine quotidiana nello stesso ambiente, inclusi pasti e riposo, con orari completamente sballati rispetto alla norma.
Pubblico pagante
Il pubblico era diviso in due categorie: i proletari (usiamo questa espressione in quanto pertinente all’epoca, ma in realtà comprendeva anche la lower–middle-class) che potevano permettersi l’ingresso alla Tribuna Pubblico, posta al di sopra della pista.

I borghesi
E i borghesi (upper-middle-class tra cui figuravano anche alcuni padroni) che se ne stavano in mezzo alla pista, nella zona adibita a ristorante.
Giornata tipo
Si dice che la giornata tipo degli atleti iniziasse con il risveglio intorno a mezzogiorno, seguito da una colazione e sessioni di massaggi per preparare i muscoli alle fatiche imminenti.
Due sessioni
Le gare propriamente dette erano suddivise in sessioni, come quella pomeridiana fino a circa le 18 seguita da quella serale e notturna che si protraeva fino alle due di notte.
Nomi prestigiosi
Prendevano parte alla Sei Giorni nomi prestigiosi del ciclismo mondiale, quali Moser (Francesco Moser, 1951), Bitossi (Franco Bitossi, 1940) e Merx (Édouard Louis Joseph Merckx, 1945).
Hotel
Abbiamo detto che i corridori erano praticamente segregati all’interno dei velodromi. Fortunatamente, con il trascorrere del tempo e per ragioni prevalentemente logistiche, ai corridori venne permesso di alloggiare negli hotel vicini (dunque in Zona fiera per Milano).
Neutralizzazione
Sottoposti a sforzi prolungati, gli atleti a volte si infortunavano. Niente paura, il regolamento prevedeva lo strano concetto della neutralizzazione. Non si trattava di un’operazione chirurgica sugli atleti – simile a quella che si opera sui gatti poco dopo l’adozione – ma della possibilità per gli stessi di restare fermi fino a 36 ore conservando il proprio punteggio personale.

Surplace
Uno dei momenti più divertenti era quando i corridori si mettevano in surplace (dal francese sur place, sul posto).
Equlibrio
In questa situazione due (o più) concorrenti stavano fermi in equilibrio senza poter mettere i piedi a terra e senza far nulla.
Partenza fulminea
L’obiettivo era quello di sorprendere l’avversario con una partenza fulminea. Inutile dire che per gli spettatori la speranza era che uno dei due – o magari entrambi – cadessero rovinosamente.
Americanata
Per capire perché abbiamo iniziato parlando di americanata è indispensabile rituffarsi nell’atmosfera del tempo, ad esempio con questo video dell‘Istituto Luce:
La Sei Giorni, uno spettacolo globale
Come si può vedere non si trattava solo di una serie di gare ma di uno spettacolo globale. Tra una gara e l’altra avevano luogo esibizioni di cantanti, concerti e spettacoli di intrattenimento di diversa natura.
L’inascoltabile Daniele Piombi
Il tutto spesso annunciato dall’allora popolare presentatore Daniele Piombi (1933-2017), che risultava non ascoltabile: non appena prendeva la parola partivano una serie di fischi e grida talmente forti da sommergerne completamente la voce.
Goliardata
I fischi non avevano una motivazione politica (come sarebbe pur stato possibile all’epoca) o un’antipatia ad-personam: piuttosto si trattava di una sorta di goliardata, peraltro piuttosto divertente.

SuperBowl
Insomma, la Sei Giorni di Milano aveva al suo interno una sorta di “Super Bowl Halftime Show“, ma ripetuto molte volte nell’ambito della stessa giornata. E non basta.
Ristorante
Come detto, al centro dell’anello di gara figurava la zona ristorante, visibile nei primi secondi del video pubblicato poco sopra. Si trattava per lo più di grandi tavolate dove gli avventori parevano disinteressarsi totalmente allo sport.
Un ritorno atteso
La Sei Giorni è rimasta nel cuore a tante persone, appassionati di ciclismo e semplici frequentatori di eventi speciali. Ma la Sei Giorni potrebbe ritornare.
CityOval
È del 2025 l’annuncio di CityOval, una completa ricostruzione del Palazzo delle Scintille (detto anche Padiglione 3 della Fiera), con la vocazione di essere uno spazio atto a ospitare eventi eccezionali. Speriamo dunque di essere costretti tra breve a riprendere in mano questo stesso articolo, per raccontare del passato parlando, per una volta, anche al presente.

Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.H.B. per 70-80.it)
 
				 
															






