Inconcepibile nella nostra era di alimenti a chilometro zero e di etichette con valori nutrizionali, negli anni ’70 molte famiglie scelgono di abbandonare, senza preventivi approfondimenti, burro ed olio extra vergine d’oliva a favore di una miscela di grassi di origine vegetale o animale, addizionata con sale, emulsionanti e aromi.
Il composto si chiama margarina ed è un’invenzione di un chimico francese dell’Ottocento.
Più leggera
Una martellante campagna pubblicitaria rende possibile questa migrazione, insinuando nella testa dei consumatori l’idea che la margarina sia “più leggera” rispetto a prodotti come l’olio extravergine o il burro di latte di mucca.
Due secoli fa
In quel momento molti pensano la margarina sia una novità venuta dall’Olanda (ci arriviamo tra poco) e pochi sanno che il prodotto nasce nel XIX secolo (diciannovesimo).
Le origini
La margarina è infatti l’invenzione di un chimico francese, di cui però non si riesce a risalire all’identità.
Napoleone
Particolare interessante: Napoleone III (1808-1873) finanzia l’invenzione con un premio. Parliamo dell’anno 1869, anche se il successo commerciale arriverà più tardi, nel 1930, con la vendita del “brevetto” a quella che di lì a qualche anno diventa la Unilever.
Colore
Per conferire al prodotto un maggiore credibilità sensoriale, i produttori scelgono un colore giallino (non troppo lontano da quello del burro), anche se negli Stati Uniti viene proposta in rosso, marrone o addirittura, come nel Vermont, in rosa.
Derivati del carbone
La margarina si rivela utile in tempo di guerra e difficoltà di approvvigionamenti. I tedeschi migliorano addirittura il prodotto, il cui nuovo processo di produzione è così descritto da Wikipedia: “La produzione utilizza grassi commestibili creati attraverso l’ossidazione di paraffina sintetica derivata dal carbone. Il risultato subisce una distillazione frazionata, dove i grassi commestibili provengono dalla frazione C9-C16, che reagisce con glicerolo, come quello sintetizzato a partire dal propilene.”
3,6 kg/anno
Dopo la guerra, l’alimento raggiunge il vero successo. Alla fine del secolo scorso, ad esempio, l’americano medio consumava 3,6 kg di margarina all’anno, contro solo 2,3 kg di burro (purtroppo, anche consultando gli annuari ISTAT, non troviamo il dato corrispondente per il nostro paese).
Il successo in Italia
Anche in Italia, come accennato in apertura, il successo non manca. Magia del marketing, del fascino dell’Olanda e dei Caroselli.
Kraft, Vallè
Inizia Kraft con il marchio Vallè, presente già in un Carosello del 1975:
Morbidezza
Il selling point? Appena tirata fuori dal frigo, non è dura come il muro, ma pronta per spalmarla sul pollo arrosto.
Pollo arrosto
Pietanza che poi tutti gli spot degli altri produttori riprenderanno.
Rama
Dieci anni dopo, nell’era della TV a colori, arriva la pubblicità di Rama, che assicura una margarina “ancora più buona”.
Sempre il pollo
Anche in questo caso, il messaggio si rivolge chiaramente alle donne, puntando al loro orgoglio: “Pollo arrosto più croccante non c’è – le patatine rosolate per te – Rama, Rama, bravissima tu“.
Da Amsterdam ad Agrate (Brianza)
Incurante della conclamata origine olandese, la Star, con sede ad Agrate Brianza alle porte di Milano, lancia la sua margarina: la famosa Foglia d’oro che in tanti ricordiamo. Il suo selling point? Vegetale al 100%. Il rischio della paraffina sintetica derivata dal carbone risulta così definitivamente scongiurato.
Un intruglio da evitare?
Secondo alcuni esperti, l’alimento non risulterebbe comunque sempre consigliabile. Chiudiamo dunque con alcune considerazioni per chi, nonostante il carbone, decidesse di acquistarla senza valutazioni preventive sullo specifico prodotto scelto, magari proprio grazie al nostro articolo.
Cosa dicono gli esperti
I produttori ottengono le margarine tramite l’idrogenazione dei grassi, un processo la cui pericolosità pare ormai accertata. Tuttavia, anche le versioni non idrogenate potrebbero in qualche caso presentare problemi, legati soprattutto alla qualità delle materie prime ed ai metodi di lavorazione.
Rischi di deterioramento durante la lavorazione
Alcuni produttori, durante la lavorazione, utilizzano infatti oli di bassa qualità che, esposti a temperature elevate, subiscono un ulteriore deterioramento.
Pratico ma senza benefici nutrizionali
Il risultato è un prodotto essenzialmente pratico, ma privo di qualsiasi beneficio nutrizionale. (M.H.B. per 70-80.it)