Tutti lo conosciamo come Gary Low, ma il suo vero nome è Luis Romano Peris Belmonte. È nato a Roma nel 1954 da genitori spagnoli provenienti dalla Catalogna e già da bambino ha seguito le orme del padre musicista esibendosi a soli sei anni durante una delle sue tournée in Sud Africa.
L’italo disco
La sua carriera esplode durante il fenomeno dell’italo disco. Il suo primo successo, You are a danger, è del 1982 ed entra nella prestigiosa chart statunitense Dance disco top 80 di Billboard.
La Colegiala
Ma è il 1984 a consacrarlo definitivamente quando propone la sua versione di La Colegiala – già oggetto di un remake di quattro anni prima del gruppo colombiano Rodolfo Y Su Tipica di Rodolfo Aicardi (1946-2007) – che conquista il disco di platino in Messico e in Giappone.
L’intervista
A 70-80.it lo abbiamo intervistato per farci raccontare quegli anni incredibili e capire che cos’è lo stile newtro, che il suo nuovo singolo e l’album propongono oggi al pubblico.
Gary o Luis?
(70-80.it) – Gary o Luis? Chi ha inventato il tuo pseudonimo?
(G.L.) – Il nome di Gary Low non l’ho scelto io: è nato un po’ per gioco perché io vestivo sempre molto elegante, avevo preso questo vezzo da mio padre che negli anni 60 era un musicista famoso. Forse anche per questo tutti mi dicevano che assomigliavo a Gary Cooper. Aggiungendo poi che ero un po’ meno di lui, più basso… così nacque Gary Low!
Luis Belmonte
In realtà, avrei preferito mantenere il mio vero nome; anche perché Luis Belmonte suona comunque molto bene. Ma in quel momento era importante avere un nome anglofono. Anche perché all’inizio cantavo in inglese.
Esterofilia…
Questa esterofilia da una parte è comprensibile, dall’altra non sono convinto ce ne fosse il bisogno… Tant’è vero che Enrique Iglesias (1975) ha cantato in tutto il mondo con il suo nome spagnolo.
…e perplessità delle major
In realtà, nel 1982, quando è nata l’italo disco, siamo usciti io, con You are a danger, e Gazebo con Masterpiece. Questi brani sono stati portati alle major e a tutte le etichette discografiche che c’erano allora, RCA, CGD, WEA, EMI. Restavano tutti perplessi proprio perché cantavamo in inglese e non li volevano. Infatti poi sono usciti con Discotto che distribuiva i dischi per conto delle case discografiche.
Il successo grazie ai DJ
Noi abbiamo avuto un successo mondiale certo non grazie alle major, ma grazie ai DJ che amavano questo tipo di musica che era completamente innovativa ed agli speaker radiofonici che li passavano in radio portandoli al successo.
L’Arena di Verona
(70-80.it) – Hai un ricordo particolare che rivivi con particolare emozione di quel periodo?
(G.L.) – Un ricordo molto bello è quando ho cantato all’Arena di Verona. È successo più di una volta e trovare un pubblico così caldo e partecipativo in un contesto come quello ti lascia un segno.
L’ovazione
Nell’84 quando ho fatto La Colegiala e l’ho portata al Festivalbar, c’è stata un’ovazione finale che mi ha veramente scosso, un’esplosione di applausi e di allegria che mi è rimasta veramente molto impressa.
Inglese o spagnolo?
(70-80.it) – Che cosa ti ha fatto passare allo spagnolo nel 1984 con La Colegiala, dopo il grande successo di You are a danger in inglese?
(G.L.) – Questo è un altro aneddoto da raccontare perché i miei produttori non volevano che cantassi in spagnolo.
La cumbia
Io conoscevo La Colegiala perché è una vecchia cumbia peruana e con mio padre facevamo musica spagnola e sudamericana. Mi piaceva la melodia e ho pensato che sarebbe stato bello farne una versione dance, con un arrangiamento particolare.
La proposta…
Lo proposi allora ai miei produttori, visto che sono di madrelingua spagnola potevo cantarla, così come avrei potuto cantare in francese o in italiano… perché non fare delle cose diverse, quando se ne ha la possibilità?
…infine accettata
Abbiamo discusso un intero pomeriggio perché loro non volevano assolutamente farlo; poi alla fine si sono convinti e io ho avuto ragione, tant’è vero che è ancora un evergreen, un brano che funziona in tutto il mondo.
La (in)comprensione della lingua…
(70-80.it) – Pensi che abbia influito il fatto che fosse cantata in spagnolo per farla arrivare al successo?
(G.L.) – Ma certo che ha influito! In molti casi è la melodia che funziona e come suonano le parole, il significato spesso non si comprende comunque. Soprattutto in quegli anni l’inglese lo capivano in pochi e anche delle canzoni dei Beatles colpivano soprattutto le sonorità, non i testi.
…e la sua musicalità
Il cantare in spagnolo trovo aggiunga musicalità, è una lingua musicale come l’italiano. E infatti adesso ho fatto anche dei pezzi in italiano.
La genesi de La Colegiala
(70-80.it) – Come mai hai scelto proprio di rifare quel pezzo?
(G.L.) – L’autore di la Colegiala è Walter Leon Aguilar, un compositore peruviano e il gruppo che per primo la canta sono i Los ilusionistas. Di questa canzone mi ha colpito soprattutto la melodia.
Rodolfo y su Tipica
Poi c’è stata la cover di Rodolfo y su Tipica che è sempre degli anni 80, come la mia. Loro fecero un arrangiamento molto diverso, più tipico del Sud America, io ho voluto fare una versione più attuale.
La controversia legale…
(70-80.it) – Questa tua prima stagione musicale si interrompe a causa di una controversia legale con la tua casa discografica, raccontaci cosa hai fatto dopo.
(G.L.) – I problemi con la casa discografica sono nati perché c’erano dei contratti che non sono stati rispettati: non mi venivano versati i soldi e non sapevo nemmeno di aver vinto dei dischi d’oro e di platino in giro per il mondo. È difficile anche adesso sapere quanti dischi hai venduto, ti devi fidare.
…lo sport…
Mi sono dedicato allora all’attività sportiva, alla gestione di palestre. Ho ancora un grande centro alle porte di Roma. Ho sempre fatto attività fisica, da piccolo correvo in bici, ho fatto anche i Campionati italiani in pista. Ancora vado in bicicletta, mi è sempre piaciuto fare sport, sempre per mantenermi in forma.
…la musica…
Ho avuto poi due studi di registrazione dove ho realizzato dischi di altri artisti. Sono venuti dal Belgio, dall’alta Italia, dalla Spagna a fare dischi da me perché volevano un certo tipo di sonorità. Mi sono allontanato da quelle che erano le vicissitudini negative perché poi ti fanno male.
… e la malattia
Io poi nel 1990 ho avuto un tumore al petto e la malattia mi ha portato amarezza, paura e anche solitudine. Tutto questo ti porta a cercare attività che ti danno benessere, come le attività sportive, appunto.
Good vibes
A un certo punto le cattive vibrazioni le ho allontanate, ho cercato di frequentare e di avere attorno solamente gente che mi vuole bene e che mi apprezza per quello che sono senza secondi fini o fini lucrosi o fumosi. A me la ricchezza interessa molto relativamente; mi interessa vivere bene senza strafare. Sono comunque un’esteta mi piacciono le belle cose; ma con un limite, con buonsenso.
Bailame asì
(70-80.it) – Raccontaci di quando nel 2015 sei tornato a cantare con Gazebo.
(G.L.) – Nel 2015 ho fatto Bailame asì perché mi piaceva fare una cosa con un ritmo diverso. Ho realizzato un video che poi è andato molto anche in Spagna. Ovviamente non avendo una major, qualcuno che ti spinge e che ti promuove nelle radio per avere più passaggi, lascia un po’ il tempo che trova.
Come dei figli
Ma per me i miei brani sono un po’ come dei figli. Sono contento di averli fatti ed è stata una bella esperienza perché metà del video l’ho fatta in un locale flamenco, l’altra l’ho fatta in un locale a Barcellona che si chiama Vinilio, che dagli anni 80 è rimasto lo stesso.
Il video al Vinilio
È stata una bellissima serata, era pienissimo e sono rimaste 7-800 persone fuori. Lì l’ho cantata per la prima volta ed abbiamo registrato parte del video. Poi io ho continuato a fare serate, perché c’è sempre stata una domanda di anni 80.
Le serate anni 80
Tramite Gazebo, con cui siamo amici, ci siamo rincontrati e dal 2005 abbiamo continuato a fare serate.
Anche all’estero
Anche all’estero, c’è sempre stato un grande movimento attorno all’italo disco.
Underground
Ovviamente sempre un movimento underground, alle case discografiche non interessa… non so per quale motivo visto che dovrebbe essere il business, pure se facessimo la mazurka, se è una cosa che fa vendere dovrebbe andare bene, no?
Move your body move
(70-80.it) – Parlaci del tuo nuovo progetto e del tuo nuovo singolo Move your body move
(G.L.) – L’idea parte da un viaggio che ho fatto recentemente in Corea del Sud, dove si è sviluppata una tendenza che va molto di moda là e anche in Giappone.
La newtro
Si tratta di riportare in vita delle cose classiche con una nuova veste, una tendenza newtro, che è l’insieme delle due parole new e retrò: rinverdire, ringiovanire cose classiche dando loro una veste moderna.
Nuovo e retrò
Loro infatti vestono con degli abiti tradizionali, mischiati con abiti moderni. La stessa cosa per la cucina: hanno riscoperto cibi che non si facevano più e li stanno riproponendo come una nouvelle cuisine. La Hyundai ha addirittura ripreso la carrozzeria di una macchina anni 70, quella squadrata di Man in black, riproponendone una versione elettrica.
Il nuovo progetto
È una tendenza che riguarda tutti i settori e mi ha ispirato. Poi mi ha cercato questa produzione che è la Clodio Management e abbiamo concluso di fare delle cose insieme. Ho proposto loro di rifare i miei lavori seguendo questa tendenza che sta funzionando anche negli Stati Uniti, si chiama new retro wave.
Tre successi in uno
Ho proposto quindi di fare degli arrangiamenti moderni che unissero in un solo brano i successi che sono stati degli anni 70-80-90. Mi sono messo qui in studio e considera che sono tre ritmi diversi, tre velocità diverse, tre tonalità diverse e io ho voluto mettere insieme tutto questo partendo dal testo.
Il testo come trait-d’union
Il testo della Colegiala dice delle cose che si uniscono benissimo a You are a danger, che dice cose che si uniscono benissimo a I want you. Quindi un unico accordo, un unico giro di basso, un unico testo ed è uscito fuori Move your body move.
Il pubblico
(70-80.it) – A chi è indirizzata? A che pubblico hai pensato?
(G.L.) – Devo dire che io non ho pensato a questo, ma solo a realizzare un prodotto che mi piacesse e che mi desse delle vibrazioni positive. Ho fatto in modo che mi piacesse il legame tra i tre brani, volevo che si fondessero bene assieme anche come ritmo, come sonorità. Il pensiero è stato di dare alle persone, anche a quelle che non conoscono bene la musica che io ho fatto negli anni 80, la possibilità di scoprirla attraverso un arrangiamento diverso.
Electronic Dance Music
Oggi poi le discoteche non ci sono più, non si balla più, l’EDM non si balla, si salta col telefonino in un mano e con il dito alzato dall’altra. Io ho strizzato un po’ l’occhio all’EDM, unendo le melodie che ci si auspica ritornino, anche perché con quello che c’è in giro melodicamente siamo messi male.
La musica attuale
In Italia siamo degli scopiazzatori delle brutte cose che hanno fatto in Sud America: il rap, il trap, il reggaeton, tutte queste cose che se vai a vedere i testi bisognerebbe oscurarli per la cattiveria che esprimono nei confronti delle donne e del mondo intero. Questo autotune poi che usano per correggere le stonature… insomma non è una critica ma una constatazione.
Il ritorno alla melodia
Quindi chissà che facendo delle melodie, partendo da questo magari si possa aprire un mondo, non soltanto a me, ma in generale.
Si parte sempre dalla melodia, poi se il testo è anche fluido… Il rap ha un problema, è un fiume di parole dove non torna niente, mentre nella musica classica ad esempio ci sono delle parti che ritornano e restano nell’animo.
L’album
(70-80.it) – Nel 2023 uscirà anche un LP…
(G.L.) – A marzo uscirà l’LP che spero di poter fare anche in vinile, che è un po’ una moda ed è un feticcio, qualcosa di fisico da tenere in mano. Come i libri o le fotografie. Spero di poter fare il vinile per accontentare i musicofili, gli audiofili e gli appassionati.
I brani
Nell’album ho rifatto 5 brani miei con altri arrangiamenti ancora, tra cui La Colegiala, You are a danger, I want you, I wanna be with you e Niña, che è un altro pezzo in spagnolo che ha avuto un certo successo. Li ho rifatti con una veste completamente nuova, poi c’è Move your body move e ci sono altri 5 brani tra cui 4 in italiano, finalmente!
Le canzoni in italiano
Io ho sempre voluto cantare in italiano, vivo qua! Poi è una lingua bella, ci si può esprimere in modo molto intelligente, sottile. In questi testi dico delle cose in un modo particolare e anche divertente.
Pop dance
Ho creato una pop dance, una dance più popolare, da cantare, ci sono delle strofe e i ritornelli che sono tornati per riprendere parti del testo. Per me è approdare a un nuovo territorio cui ho sempre ambito, anche perché se poi tu vai a vedere le serate che si fanno in Italia nelle piazze, il pubblico vuole capire quello che ascolta, vuole sentir cantare in italiano e vogliono divertirsi con le cose che capiscono.
La tendenza al divertimento…
C’è una tendenza oggi a tornare a ritmi dance, al divertimento… fortunatamente! altrimenti la musica italiana sarebbe di una tristezza incredibile, perché si parla sempre di tragedie, come nei film italiani… Poi mi chiedono “e perché non ti piace? “…Perché io sono una persona solare!
…e la nicchia di felicità!
Io voglio l’allegria voglio fare dance e che le persone si divertano. Con tutto quello che è successo ci vuole un po’ di spensieratezza. Vorrei la mia nicchia di felicità. Fortunatamente ho ancora la salute che mi assiste, sto in forma, mi aspetto di andare a fare ancora delle belle serate, cantare assieme alle persone, ballare, vivere serenamente e bene con gli altri.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (A.F. per 70-80.it)