Gli autolavaggi al tempo si vedevano nei film americani o (raramente) nelle grandi città. Anche perché non ve ne era una grande richiesta.
E ciò considerato che il lavaggio dell’auto era per la provincia italiana un rito da celebrare in maniera assolutamente personale (al più coinvolgendo manovalanza familiare, sottoposta però a gerarchia militare) .
Procedimento scientifico
Si trattava di un’operazione condotta con crismi di estrema professionalità: canna dell’acqua, secchio, spugnone cubico, pelle di daino, cera e soprattutto detergente apposito.
Inamovibilità maschile
Sul punto, l’uomo – diversamente dal resto delle circostanze quotidiane – era inamovibile verso le pretese della moglie di utilizzo di prodotti già disponibili in casa: più sacrificabile la pelle (umana) che la carrozzeria.
Competenze specifiche
Il rituale esigeva competenze altamente specifiche, che Madre Natura aveva indiscutibilmente attribuito – evidentemente con ragione – al sesso maschile (secondo l’angolo di osservazione specifico, naturalmente).
Sequenziale
E la sequenza di lavaggio, insaponamento, risciacquo, asciugatura, ecc. era altrettanto scolpita su sacre tavole. Guai ad alterarla.
Il tutto rigorosamente di sabato pomeriggio
Il religioso lavamento del mezzo aveva luogo il sabato pomeriggio, con deroga consentita solo in occasione di eventi straordinari o di condizioni meteo avverse.
Il canale
E per chi non disponeva di cortile di casa adattabile ad autolavaggio, c’erano sempre i corsi d’acqua, canali di irrigazione in primis.
Ovviamente alla faccia della sostenibilità ambientale.